Tutti muti
Giorgia Meloni, l'appello all'Europa: "Condanni i paesi che prevedono il reato di omosessualità"
Chi discrimina chi? Mentre infuria il dibattito sul ddl Zan, con un irrisolvibile scontro in maggioranza che sembra destinato a far approdare il testo in aula al Senato così com'è il prossimo 13 luglio, ecco che Giorgia Meloni rilancia sul tema dei diritti. Senza ossessioni, senza voler ledere diritti altrui e libertà di parola.
La leader di Fratelli d'Italia, infatti, ha fatto sapere che "FdI ha presentato in Parlamento una mozione per impegnare il Governo ad andare in Europa per chiedere che la Unione Europea condanni apertamente gli Stati che prevedono nei loro ordinamenti il reato di omosessualità e non stringa con loro accordi di cooperazione culturale", ha premesso la Meloni.
E ancora, ha aggiunto: "Sono ben 69 le Nazioni che, spesso in virtù dell'applicazione della legge coranica, prevedono pene variabili da un anno fino all'ergastolo e alla pena capitale". Quindi la stoccata: "Vedremo come si esprimeranno i cosiddetti paladini dei diritti Lgbt, che oggi chiedono di censurare le leggi rimasti in silenzio quando si parla di difendere gli omosessuali", ha concluso la Meloni.
FdI, come è noto, ha rifiutato ogni tipo di mediazione sul ddl Zan. Quella mediazione chiesta da Matteo Salvini, accolta da Matteo Renzi e rifiutata in toto dal Pd, con le conseguenze spiegate in premessa. Allo stato dell'arte, il prossimo 13 luglio a Palazzo Madama, se il voto dovesse essere confermato, il provvedimento contro l'omotransfobia potrebbe affondare: per l'approvazione, saranno decisivi i voti di Italia Viva (al netto di possibili, anzi probabili, franchi tiratori).