Nove anni di lucido delirio Leggi il memoriale del killer
Un progetto delirante nato nel 2002, messo nero su bianco in 1.500 pagine e preparato meticolosamente dal 2009. Con, nel mirino, anche il Papa e obiettivi sensibili in Italia. Ora dopo ora, si scoprono i dettagli di cosa ha portato Anders Behring Breivik a pensare e realizzare la carneficina di Utoya, per diventare "il più grande mostro dopo la Seconda Guerra Mondiale". Un atto "atroce ma necessario", ha spietato Breivik agli inquirenti. Una visione lucidissima. D'altronde, l'ha spiegato anche nel memoriale "2083: una dichiarazione d'indipendenza" diffuso su Internet subito prima della strage: il dibattimento e il processo sarà per lui la migliore delle propagande. "2083: a European declaration of independence": LEGGI IL MEMORIALE DI BREIVIK La crociata e la famiglia - Una moderna, folle crociata contro musulmani e marxisti, condotta tenendo rapporti a distanza con un gruppo xenofobo inglese, l'English Defence League (Edl), e fomentata da un profilo disturbato. Sono sempre i capitoli di quel memoriale a denunciarlo: il 32enne norvegese aveva gravi problemi con la madre, il padre, il patrigno e le due sorelle, un rapporto malato in cui farla da padrone sono i timori per malattie veneree, la fobia per il sesso e le libertà tipiche del mondo scandinavo. Obiettivi politici - Breivik, al di là del vissuto problematico (un compagno di scuola lo descrive al TgCom come un adolescente introverso e impacciato, "un nerd"), aveva comunque una forte formazione estremista. Secondo gli inquirenti, per esempio, tra i suoi obiettivi a Utoya c'era anche l'ex primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland, che ha parlato al campo estivo dei giovani laburisti all'inizio del pomeriggio di venerdì. La Brundtland è stata definita nel memoriale "assassina del Paese". L'odio contro i laburisti e l'ideologia marxista, colpevole di aver "venduto" il Paese all'Islam è il filo rosso di ogni azione del killer. Nel manifesto, Breivik attacca il multiculturalismo e afferma che gli immigrati, specie se musulmani, dovrebbero essere banditi dall'Europa. Su Youtube c'è anche un video, agghiacciante, di 12 minuti in cui il fondamentalista si mostra in tuta da sub con un'arma automatica in mano, con indosso una spilletta con la scritta "cacciatore di marxisti". "Papa nel mirino" - La rivendicazione dell'uso del "terrorismo come mezzo per risvegliare le masse" è la frase programmatica della follia del terrorista norvegese, dipinto poche ore dopo la strage come un fondamentalista cristiano. C'è però chi non la pensa così. Secondo il sociologo Massimo Introvigne, rappresentante dell'Osce per la lotta al razzismo e alla discriminazione contro i cristiani, che ha analizzato un lungo testo firmato "Andrew Bervik" ed attribuito a Breivik, il ragazzo "si definì un 'cristiano culturale', il cui appello all'eredità cristiana ha una funzione strumentale anti-islamica". Proprio per la condiscendenza delle Chiese all'Islam, anzi, Breivik avrebbe minacciato direttamente Papa Benedetto XVI che "ha abbandonato il cristianesimo ed i cristiani europei e deve essere considerato un papa codardo, incompetente, corrotto e illegittimo". La sua idea di "guerra civile europea" con "attacchi shock di cellule clandestine" avrebbe portato anche attentati ai partiti politici, tra cui anche quattro partiti italiani (Pdl, Pd, Idv, Udc) che boicotterebbero in modo diverso la guerra all'Islam. Come «obiettivi strategici» sono indicate anche 16 raffinerie italiane, da Trecate a Milazzo. Tra le pieghe delle pagine - Da quelle 1.500 pagine di lucidissimo delirio, emergono anche particolari surreali. A dispetto della sua rigida morale sessuale, per esempio, Breivik aveva progettato di "festeggiare" il suo "martirio" con una bottiglia francese di Chateau Kirwan del 1979 e due "prostitute di alto bordo". Uno strappo alla regola del celibato dei cavalieri templari cui Breivik si appella di frequente. Ai parenti che insistevano per vederlo sistemato, diceva che avrebbe ricominciato "di nuovo a uscire con ragazze da agosto, credo che sia il modo più facile per evitare la pressione sociale". Altri passaggi rivelano invece la sua stima per Vladimir Putin e il movimento giovanile russo Nashi, modelli positivi da imitare. "La democrazia di massa - si legge nel memoriale -, che ha mostrato la sua inefficacia in Europa, deve essere sostituita da una forma di democrazia dirigista che assomiglia a quella della Russia". Putin "dà l'impressione di un leader giusto e risoluto, che merita rispetto".