Strauss-Kahn lo diceva: "Vogliono incastrarmi"

Andrea Tempestini

«Va a finire che qui troveranno una donna che mi accuserà di averla violentata in un parcheggio pubblico e a cui avranno prima promesso 500 mila o un milione di euro per inventarsi una panzana così». Il vaticinio è del 28 aprile scorso. Lo avrebbe fatto il direttore generale del Fondo monetario internazionale,  Dominique   Strauss -Kahn (Dsk) ad Antoine Guiral, commentatore del quotidiano francese Liberation che lo ha rivelato ventiquattrore dopo l'arresto di Dsk all'aeroporto di New York con la pesante accusa di avere tentato di sodomizzare e comunque costretto a un rapporto orale una cameriera di colore trentaduenne del Sofitel di Manhattan. Una vicenda dai contorni ancora molto oscuri. Il procuratore distrettuale di New York, Cyrus Vance jr. non ha avuto dubbi, nonostante due musate prese nell'ultimo anno proprio con l'accusa di violenze sessuali poi rivelatesi infondate. Lui ha costruito la campagna elettorale proprio sulla lotta senza quartiere alla violenza sulle donne, e ha promesso di non guardare in faccia a nessun potente. Un caso come quello di  Strauss -Kahn sembra quasi la manna su quella battaglia giudiziaria che come si sa nell'ordinamento americano è soprattutto politica. Pochi dubbi da parte di accusatori e commentatori, anche se molti sono i particolari dubbi. Dsk è accusato di avere inseguito nudo e tentato di violentare alle 13 di sabato una cameriera di colore di 32 anni che per sbaglio era entrata con il passepartout nella sua suite imperiale da oltre 3 mila dollari al Sofitel newyorchese. I dubbi sono semplici: l'hotel è informatizzato, senza la chiave elettronica inserita non funziona la corrente interna alla stanza che non sarebbe utilizzabile da chi vi soggiorna. Se la chiave è inserita, all'esterno si accende una luce rossa che indica alla cameriera che la stanza è occupata, e che quindi non c'è motivo di entrare. La versione della cameriera è quindi non credibilissima. E stupefacente anche la cronaca successiva: il banchiere - che sa di essere chiacchierato proprio per i suoi comportamenti con le donne, si fa vedere nudo da una persona sconosciuta che entra in stanza, scopre che è una donna, e alla sola vista di tanta bellezza perde la testa e la insegue cercando di sodomizzarla (operazione non semplicissima). Poi la costringe a un rapporto orale. Ottenutolo scappa dall'albergo, lasciando in stanza il suo telefonino che prova la fuga frenetica e correa imbarcarsi sul primo volo per la Francia. Questa sarebbe la versione della polizia. Dopo poche ore però i legali di Dsk contestano i fatti: alle 13 il banchiere non era in albergo. Ne è uscito alle 11 e 45 ed è andato a pranzare con la figlia prima di partire. Ci sarebbero prove documentali sugli orari. Secondo: Dsk non è fuggito. Verso le 14 ha chiamato il Sofitel per sapere se aveva lasciato lì il suo telefonino e pregando di tenerglielo da parte, rivelando pure il luogo dove si trovava in quel momento: l'aeroporto Jfk in attesa del volo Air France per Parigi. E' grazie a queste informazioni che la polizia ha potuto arrestare Dsk. O il banchiere è uno sprovveduto, o davvero la vicenda puzza grosso. E allora vale la pena riandare a quel colloquio con Liberation. Era il 28 aprile 2010. Il commentatore del quotidiano della sinistra francese ha un appuntamento per un pranzo informale, di quelli in cui si può parlare liberamente e c'è l'impegno di non scrivere né attribuire nulla, con. Dsk arriva puntualissimo. Per prima cosa chiede al giornalista se ha con sé il telefono cellulare. Davanti alla risposta affermativa lo prega di lasciarlo all'entrata del ristorante, dentro la giacca. Come ha fatto lui con i suoi telefonini, portandosi dietro solo un apparecchio “criptato” e non intercettabile fornitogli dal Fmi.  Strauss -Kahn è convinto di essere intercettato dal ministero dell'Interno francese, e quando deve parlare di politica e affari riservati prende le sue precauzioni. È un uomo accorto. E certo non stupido. Passano pochi minuti nel colloquio con il giornalista per arrivare al suo punto debole, noto a tutto la Francia e anche oltre confine: le donne. «Sì, io adoro le donne. E allora?», sfida il banchiere ormai pronto a correre per le presidenziali francesi del 2012, «da anni si parla di prove fotografiche su orge per incastrarmi su questo, e io non ne ho mai vista una. È il momento: le tirino fuori!». Di più. Dsk racconta un episodio avvenuto durante un summit. Durante una pausa si trova fianco a fianco in un pisciatoio con Nicholas Sarkozy e intima al presidente francese: «Smettetela di indagare sulla mia vita privata!». di Fosca Bincher