Virginia, condannata a morte una disabile
La lapidazione di Sakineh non è l'unica condanna a morte che scuote l'opinione pubblica mondiale. Teresa Lewis, una quarentenne con gravi problemi mentali, sarà uccisa sulla sedia elettrica in Virginia il prossimo 23 settembre, colpevole di aver organizzato l'omicidio del marito e del figlio adottivo allo scopo di incassare i 350mila dollari dell'assicurazione sulla vita. Per la difesa Teresa sarebbe stata manipolata da uno dei due killer. La sentenza della Corte fece discutere molto: agli esecutori materiali l'ergastolo mentre alla Lewis, considerata "la testa del serpente" nonostante i gravi limiti mentali, la pena di morte. A nulla è valso dimostrare in appello che la donna ha un quoziente d'intelligenza pari a 70 e soffre di "disturbi alla personalità", che all'epoca dei fatti non consentivano alla Lewis nemmeno di fare la spesa da sola. Come se non bastasse, dopo il processo, Matthew Shallenberger, uno dei due killer, primadi suicidarsi, confessò di aver manipolato Teresa per ottenere i soldi dell'assicurazione: "Incontrai Teresa in un supermercato e capii subito che sarei riuscito facilmente a circuirla. Uccidere il marito e il figlio fu un'idea totalmente mia. Del resto Teresa era un obiettivo molto facile». Ma la lettera non fu ammessa come prova al processo d'appello perché il suo autore si era tolto la vita. Ora Teresa Lewis rischia di morire per un raggiro subito. L'unica speranza per lei è che il governatore della Virginia, il repubblicano Bob McDonnell, le conceda la grazia in extremis. Contro la pena di morte - Dall'Italia l'associazione sindacale "La Nuova Tutela del Cittadino" esprime con forza la propria solidarietà a Teresa "che, in Virginia, sta per essere giustiziata per crimini non troppo dissimili da quelli di Sakineh. L'auspicio, forte, è che le petizioni pubbliche e le accorate rimostranze di tutto il mondo civile possa fermare la disumanità di un sistema penale che impone una simile barbarie".