
Trump inchioda Biden, lo scandalo dell'autopenna: le firme false dell'ex presidente, ecco dove

Negli Stati Unitilo hanno già chiamato lo “scandalo dell'Autopen”, ossia della firma automatica generata da un'autopenna. È quella che sarebbe stata posta in calce a centinaia di documenti della Casa Bianca, che l'ex presidente Joe Biden non avrebbe firmato di suo pugno, ma sarebbero invece stati firmati al suo posto dai suoi collaboratori o persone a lui vicine.
La vicenda è emersa in seguito a un'indagine condotta dalla Heritage Foundation, che ha scoperto le firme automatiche su moltissimi documenti risalenti agli ultimi mesi della presidenza Biden dei quali, è l’accusa, l’allora presidente non sarebbe nemmeno stato a conoscenza. La rivelazione ha riacceso il dibattito sulle condizioni psicofisiche di Biden durante la seconda parte del suo mandato: per la Heritage Foundation «chi controllava l'Autopen, controllava la presidenza», insinuando che Biden non potesse assolvere ai doveri istituzionali.
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Negli Stati Uniti, l'uso dell'Autopen per firmare documenti ufficiali, compresi ordini esecutivi e grazie presidenziali, è prassi consolidata, purché ovviamente il presidente ne autorizzi l'uso. E non pare sia questo il caso. Della vicenda si è occupato nelle ultime ore lo stesso Donald Trump, concentrandosi sulle decine di provvedimenti di grazia odi grazia preventiva concessi dal predecessore durante gli ultimi giorni del mandato alla Casa Bianca. Nel gennaio scorso, infatti, il vecchio Joe fece qualcosa che non ha precedenti nella storia degli Usa: oltre a concedere (come peraltro hanno fatto tutti i presidenti nelle ultime settimane dei loro mandati) la grazia a diversi individui in carcere o condannati per reati penali (come il figlio Hunter), Biden (o qualcuno per lui) firmò una serie di provvedimenti di grazia preventiva intesi a tutelare da future accuse e futuri processi membri della sua famiglia, del partito democratico e della sua amministrazione americane che si erano 'scontrati' con Trump prima delle elezioni.
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Un modus operandi che già allora sollevò perplessità negli osservatori (incluso il New York Times) e che ieri è stato preso di petto da Trump, che ha annunciato l’intenzione di annullare i provvedimenti . «I “perdoni” concessi da Sleepy Joe Biden sono qui dichiarati privi di qualsiasi validità perché firmati con l'Autopen. In altre parole, Joe Biden non li ha firmati e, cosa ancora più importante, non ne sapeva nulla!», ha scritto Trump su Truth, sostenendo che «coloro che hanno firmato quei documenti sono probabilmente le stesse persone che quei documenti tutelano in modo illegittimo».
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