L'editoriale
L'Occidente unito resta l'unica strada per andare avanti
L’Europa ha scoperto l’America, il rientro del club del bridge sul pianeta Terra è completato. Il vertice di Londra è servito a ricordare che senza gli Stati Uniti la macchina politica e militare dell’Occidente non funziona e in Ucraina una “coalizione dei volenterosi” senza la copertura americana in terra, in cielo e in mare rischia di fare da bersaglio nel tiro a segno.
È la linea di Giorgia Meloni, sposata anche da Keir Starmer e Emmanuel Macron. La premier ha la linea diretta con la Casa Bianca, Le President sa che Giorgia ha buone carte e non a caso ha detto al Foglio che c’è «bisogno di un’Italia forte che agisca al fianco della Francia», l’uomo è intelligente e fin troppo svelto (cerca di limitare lo spazio di manovra di Meloni), ma trattandosi del signore che si è ritirato dal Mali, va maneggiato con cautela. Tutto il resto è da scrivere.
Gli americani cercano un “grande gioco” per dividere la Russia dalla Cina, Trump rilancia in rovesciata la diplomazia del ping pong di Nixon -Kissinger. Cosa deve fare l’Europa? Aumentare la spesa militare, riorganizzare gli eserciti nazionali nella cornice della Nato che deve chiarire la sua missione, smarrita nel crollo del Muro di Berlino. È uno scenario positivo per la produzione, possiamo riconvertire settori in declino (pensate alla crisi dell’auto); cambiare in meglio i bilanci dello Stato, con una revisione della spesa sociale, il taglio dei sussidi a imprese decotte che meritano solo di fallire, un premio alla ricerca tecnologica. Si può fare, dobbiamo solo decidere se stare in un Occidente unito o diventare la preda dei cattivi. Esistono.