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Studio Ovale, la verità nascosta: ecco la frase di Zelensky che ha scatenato il caos

Andrea Valle
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Altro che agguato ai danni di Zelensky. La lite in diretta tv tra il Presidente ucraino, Donald Trump e il suo vice non è stata una trappola ordita dall’amministrazione americana per metterlo alla berlina. Una lettura, quella dell’imboscata a Zelensky, condivisa, oltre che dalla politica, anche da molti giornali italiani. Basta leggere i titoli dei quotidiani di ieri. «Trump, agguato a Zelensky» titolava per esempio Repubblica. «“Non hai le carte”.

Trump minaccia e caccia Zelenky» scriveva invece il Corriere della Sera. Eppure, a ben vedere, le cose non sono andate esattamente così. Basta guardare il video integrale dell’incontro. Un colloquio durato 49 minuti e che solo nel finale si è surriscaldato. Sono infatti gli ultimi dieci minuti quelli incriminati, quando è scoppiato l’alterco. Certo, il presidente americano e il suo vice, J.D. Vance, si sono lasciati prendere la mano, ignorando le regole del galateo istituzionale e le liturgie, certo ipocrite ma funzionali, della diplomazia internazionale. Il punto però qui è un altro. E riguarda il fatto che ad accendere gli animi è stato Zelensky, con una domanda rivolta al vicepresidente Vance, nella quale criticava, in maniera nemmeno troppo velata, la diplomazia americana.

 

VERTICE INSOLITO
Che ci fosse qualcosa di strano lo si era del resto già capito dalla durata insolitamente lunga dell’incontro davanti alle telecamere. Di solito, i vertici nello Studio Ovale seguono un copione diverso. Dopo pochi minuti, infatti, i giornalisti vengono fatti uscire mentre la trattativa prosegue a “porte chiuse”, con i leader che, come è naturale che sia, discutono in privato i dettagli di eventuali accordi. Il contrario di quanto accaduto venerdì alla Casa Bianca.

In ogni caso, i primi quaranta minuti sono filati lisci. Poi è precipitato tutto, quando Zelensky ha cercato di ricostruire la storia degli ultimi dieci anni. «La guerra non è iniziata nel 2022 ma nel 2014 quando Mosca ha annesso la Crimea e occupato parte del Donbass. Ed è proseguita anche durante la presidenza Obama, Trump e Biden. Abbiamo firmato un accordo sugli ostaggi, non è mai stato rispettato. Di quale diplomazia parlano gli Usa?».

Eccolo il casus belli. La replica di Vance ha portato poi al punto di rottura. Il vicepresidente ha rimproverato Zelensky per aver contraddetto Trump e «attaccato l’amministrazione che sta cercando di evitare la distruzione del suo Paese». Il battibecco tra l’ucraino con le braccia incrociate e l’americano che puntava il dito è continuato per diversi minuti. Trump stava a guardare.

«Tu vieni per parlare di questo davanti ai giornalisti americani, mi sembra una grave mancanza di rispetto» ha detto Vance, «dovresti ringraziare il presidente per averti invitato». Dura la replica di Zelensky: «Ma siete mai stati in Ucraina? Avete toccato con mano le difficoltà che stiamo attraversando? Venite al più presto». Quando Vance ha replicato che il presidente ucraino fa «tour di propaganda» per i visitatori, il leader di Kiev è parso imprecare in ucraino. E poi ha ammonito ruvidamente i due, scatenando la reazione scomposta di Trump: «Avete un bell’oceano e non sentite gli effetti, ma li sentirete in futuro». A quel punto il presidente americano è sbottato: «Non sei in una posizione tale da poterci dire cosa sentiremo». Vance ha incalzato: «Sei andato in Pennsylvania a fare campagna elettorale per l’opposizione a ottobre...».

«Non stai vincendo. Devi essere grato. Non hai le carte senza di noi. Stai giocando con la Terza guerra mondiale, quello che stai facendo è una mancanza di rispetto al Paese che ti ha appoggiato». A quel punto è intervenuto Vance: «Ci hai detto grazie una sola volta in tutto questo incontro?». Zelensky: «Più di una volta». Di nuovo, le voci si accavallano. Zelensky a Vance: «Tu credi che basti alzare la voce per...». Trump: «Non sta alzando la voce. Il tuo Paese, invece... È in un grosso guaio. Aspetta un attimo, no, no, hai parlato abbastanza. Il tuo Paese è in un grosso guaio» ha aggiunto il presidente Usa.

ALLO STREMO
Trump: «Voi non state vincendo, non state vincendo questa guerra. Avete una buona probabilità di uscirne bene, grazie al nostro aiuto. Dovete ringraziarci, ma voi in questo conflitto non avete futuro. Siete allo stremo. I vostri cittadini stanno morendo. Siete a corto di soldati. Ascoltami, sei a corto di effettivi militari». L’ambasciatrice ucraina Oksana Markarova scuoteva il capo, con la mano sul volto.

Una giornalista ha chiesto: «E se la Russia rompe il cessate il fuoco?» Trump ha tagliato corto: «E se una bomba ti cade sulla testa?». Ha ripetuto che Putin non rispettava Biden né Obama, ma rispetta lui: «Ha passato l’inferno con me, una caccia alle streghe (il Russiagate ndr). Il problema è che ti ho dato il potere di fare il duro» ha detto rivolto Zelensky. «Il tuo popolo è coraggioso ma o fai un accordo oppure siamo fuori». E poi ha concluso che l’intera scena sarebbe stata «grandiosa» in televisione.

In serata, lasciando la Casa Bianca per Mar-a-Lago ha insistito per un «cessate il fuoco immediato» mentre Zelensky in tv ha affermato di non dovere delle scuse a Trump. Ma alla fine, alla domanda se il rapporto con il presidente Usa possa essere recuperato, il leader ucraino ha risposto: «Sì, certo... è molto importante e siamo grati, ci dispiace per questo».

 

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