Futuro ucraino

Volodymyr Zelensky, il sondaggio: ecco quanto vale (e chi potrebbe sostituirlo)

Carlo Nicolato

Anziché sedersi al tavolo della pace il presidente ucraino Zelensky rischia di esserne la prima vittima, sacrificato con la scusa delle elezioni che in Ucraina mancano dal 2019 e sono state sospese grazie alla legge marziale.

«Vogliono un posto al tavolo della pace, ma anche il popolo ucraino avrebbe voce in capitolo» ha detto Donald Trump aggiungendo che il presidente ucraino godrebbe dell’approvazione di appena il 4% del suo popolo. Ovviamente il dato riferito da Trump non è neanche lontanamente esatto, ma che Zelensky sia in calo di consensi non ci piove.

Il fatto che da quasi 6 anni nel Paese manchi qualsiasi riscontro elettorale non aiuta certo ad avere un quadro preciso della situazione ma secondo un sondaggio condotto a dicembre scorso dall’Istituto internazionale di sociologia di Kiev almeno la metà degli ucraini intervistati (52%) ha dichiarato di avere ancora fiducia nel presidente in carica, un dato in netto calo rispetto al 77% dell’anno precedente e al quasi il 90% registrato nel 2022 quando la guerra è iniziata. Si tratta di percentuali ben distanti da quella riferita forse provocatoriamente da Trump, ma non sono comunque numeri che possono far dormire al presidente sonni tranquilli in caso di elezioni. Basti pensare che quelli che hanno dichiarato di non fidarsi per niente di lui sono quasi il 40% della popolazione, il doppio di quanto registrato nel dicembre del 2023.

 

 

 

C’è poi una netta distinzione tra regione e regione, specie tra quelle a ovest, dove la guerra quasi non si sente, e quelle ad est e a sud dove invece non passa giorno o quasi che non suonino le sirene. In queste ultime i cittadini ucraini che hanno fiducia in Zelensky sono rispettivamente il 42% e il 46%, contro il 60% della zona occidentale e il 50% di quella centrale.

Questi i numeri, ma poi c’è la politica interna e alcune scelte più recenti di Zelensky rappresentano un campanello d’allarme, un segno di grande insicurezza, come ad esempio la decisione del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina, organo consultivo che riferisce al presidente, di imporre sanzioni a una serie di oligarchi e politici piuttosto popolari. Delle motivazioni si sa poco, si parla di azioni che hanno messo in pericolo la sicurezza nazionale e Zelensky stesso ha detto commentando il provvedimento che «i miliardi guadagnati svendendo l’Ucraina, gli interessi dell’Ucraina, la sicurezza dell’Ucraina devono essere congelati e devono essere utilizzati per proteggere l’Ucraina e gli ucraini». Il problema è che tra quei politici c’è anche Petro Poroshenko, ex presidente antirusso e leader del partito di opposizione Solidarietà europea. Una mossa del genere, in regime di legge marziale, dà proprio l’impressione che Zelensky voglia fare piazza pulita delle opposizioni, cioè disfarsi delle possibili minacce elettorali.

 

 

 

Poroshenko, che gode dell’appoggio incondizionato del partito Democratico americano e caso strano non è stato toccato finché alla Casa Bianca c’era Biden, con il suo potenziale elettorale del 15% non è nemmeno il rivale più accreditato, ma da tempo si dice stia segretamente trattando con Valery Zaluzhny per un’alleanza capace di spodestare piuttosto agevolmente Zelensky. L’ex comandante delle forze armate ucraine gode della stima quasi assoluta dei suoi concittadini tanto che i sondaggi sostengono che sono almeno l’80% quelli che si fidano ciecamente di lui. In caso di ballottaggio Zaluzhny, da solo, viene dato al 40%, mentre Zelensky al 42%. Considerato una specie di eroe nazionale e in quanto tale invulnerabile a qualsiasi accusa di corruzione il generale è stato mandato a Londra a fare l’ambasciatore.

Non ha ancora detto se si candiderà o meno ma nel frattempo ha pubblicato un libro di memorie in cui si parla anche della gelosia dell’entourage di Zelensky per la sua popolarità e del fatto che abbia sistematicamente evitato interviste alla stampa per non andare allo scontro frontale. In vista di eventuali elezioni si fanno anche nomi nuovi, tipo quello Gennadiy Druzenko, popolare organizzatore di un ospedale mobile che ha lanciato quella che sembra essere una carriera politica, e quello di Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina. Ma anche vecchi, come quello dell’ex primo ministro Yulia Tymoshenko, rispuntata dal nulla a Parigi dove ha incontrato l’inviato speciale di Trump per Ucraina e Russia, Keith Kellogg.