Il francese
Emmanuel Macron, un vertice fumoso per la tregua in Ucraina: l'improvvisazione del galletto
«Snobbata da Trump, la vecchia Europa reagisce», ha scritto ieri Les Echos. All’indomani della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, segnata dal discorso del vicepresidente americano J.D. Vance contro l’Ue e dalla conferma che gli americani stanno pensando di negoziare la pace in Ucraina senza l’Europa, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, prova a incarnare la risposta europea a Trump, organizzando oggi pomeriggio a Parigi una riunione con i capi di governo di Italia, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca. Lo hanno confermato ieri pomeriggio fonti dell’Eliseo, dopo un weekend di incertezza e notizie fumose sulla tenuta dell’incontro, sottolineando l’intenzione di Macron di «avviare consultazioni fra dirigenti europei sulla situazione in Ucraina e i nodi della sicurezza in Europa». Alla riunione, secondo le stesse fonti, parteciperanno anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, António Costa, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Ci sarà anche Meloni. «I lavori potranno prolungarsi in altri formati per riunire tutti i partner interessati alla pace e alla sicurezza in Europa», ha aggiunto l’Eliseo.
A dare per primo la notizia, sabato, era stato il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski. «È una riunione di lavoro. Non dobbiamo drammatizzare questo tipo di incontri. Sono molto frequenti», ha dichiarato a France Inter il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, secondo cui la percentuale del Pil destinata alla difesa, alla luce del riorientamento degli Stati Uniti verso il Pacifico, deve essere rivista al rialzo (attualmente è di poco superiore al 2%). Un aumento della spesa per la difesa sarà all’ordine del giorno? «Negli anni Cinquanta abbiamo speso più del 4% per la difesa. Dovremo fare di più. La mia missione è prepararci collettivamente a questi sforzi», ha dichiarato Barrot, sottolineando che l’incontro di oggi vuole portare «un vento di unità». «Dobbiamo dividerci i ruoli per raggiungere obiettivi comuni: la sicurezza dell’Ucraina, dell’Europa, del Nord Atlantico e degli Stati Uniti. Solo gli ucraini possono decidere di smettere di combattere, e noi li sosterremo finché non avranno preso questa decisione», ha ribadito Barrot, secondo cui gli ucraini «non si fermeranno mai finché non saranno sicuri che la pace che viene loro offerta sarà duratura» e finché non avranno garanzie di sicurezza. «Chi fornirà le garanzie? Saranno gli europei. Sì, gli europei saranno coinvolti in un modo o nell’altro nelle discussioni», ha insistito il capo della diplomazia francese. Ma la visione del governo di Parigi sembra alquanto ottimista sul ruolo che avrà l’Ue nelle trattative di pace.
La Casa Bianca intanto ha in mente una data per il cessate il fuoco: dovrà avvenire entro Pasqua, che quest’anno cade il 20 aprile sia per i cattolici che per gli ortodossi. È quanto ha fatto sapere ai dirigenti europei, secondo Bloomberg, anche se una fonte dell’agenzia ritiene che ottenere un accordo entro la fine dell'anno sia uno scenario molto più probabile. È con questo auspicio che gli Usa danno il via a Riad al negoziato con Mosca sull’Ucraina, senza Kiev e l’Ue, che organizzano il loro controvertice oggi a Parigi.
Sabato sera, alla domanda se l’Europa sarà al tavolo dei negoziati, l’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, è stato molto chiaro: «Se siamo realistici, non credo che questo accadrà». Il generale americano ha aggiunto che ci saranno «due protagonisti e un mediatore»: in altre parole, solo Donald Trump, Vladimir Putin e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, potrebbero sedersi attorno al tavolo per provare a raggiungere un accordo. Tuttavia, secondo il Financial Times, gli Stati Uniti hanno chiesto alle capitali europee di fornire proposte dettagliate sulle armi e sulle truppe di mantenimento della pace che potrebbero fornire nel quadro di un accordo di pace. In questo senso, sabato, Zelensky ha chiesto per la prima volta all’Ue di dare vita «alle proprie forze armate», perché «non possiamo escludere la possibilità che gli Stati Uniti rifiutino di cooperare con l’Europa su questioni che la minacciano».
«Molti leader hanno parlato di un’Europa che ha bisogno di un proprio esercito. Credo davvero che sia giunto il momento. Le forze armate d’Europa devono essere create», ha affermato il leader di Kiev.
La ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, ha detto che «non ci sarà pace in Europa se non sarà una pace europea». Ma finora gli europei si sono dimostrati incapaci di proporre una strategia per mettere fine alla guerra in Ucraina, al di là del sostegno a Kiev. L’unica proposta concreta è stata avanzata da Ursula von der Leyen, che ha annunciato un allentamento delle regole di bilancio europee per le spese della difesa. «Non è una proposta spettacolare», ha detto Justin Vaïsse, direttore del Forum della pace di Parigi. Con le spalle al muro, l’Europa prova a farsi sentire dinanzi a un’America che accusa il vecchio continente di aver tradito i valori fondamentali, a partire dalla libertà di espressione».
Ma non basterà un’iniziativa estemporanea di Macron a cambiare il corso delle cose.
Anche perché lo stesso Zelensky pare scettico sulle intenzioni del Cremlino.