Lunga mano
Oreshnik, i missili di Vladimir Putin puntati sull'Europa: la mossa dello zar
L'incubo dei missili, con la guerra ucraina sullo sfondo, torna a spaventare l'Europa. Il 21 novembre scorso, un missile sperimentale russo ha colpito la città di Dnipro. Si trattava dell'"Oreshnik", 5 mila chilometri di raggio e in grado di portare fino a sei testate convenzionali o nucleari indipendenti. L'utilizzo di quell'arma, però, ha colto tutti di sorpresa, anche perché ufficialmente non fa parte dell’arsenale di Mosca. Da quel momento, il presidente russo Vladimir Putin non ha fatto altro che parlarne, agitando la minaccia atomica. In particolare, ha detto che l’Oreshnik potrebbe essere schierato in Bielorussia, in base al trattato firmato con Minsk nel 2024.
Alla conferenza di fine anno, inoltre, rivolgendosi all'Europa, aveva detto: "Noi lanciamo il nostro missile e voi cercate d’intercettarlo con il più avanzato dei vostri sistemi di difesa". Una sorta di sfida in tono arrogante. Nella sua variante atomica, naturalmente mai sperimentata, l’Oreshnik è in grado di colpire e radere al suolo qualsiasi città europea nell'arco di 10-20 minuti. In ogni caso, la decisione di Putin di "mostrare i muscoli" attraverso il missile non è casuale. Al vertice Nato di Washington a luglio 2024, infatti, Usa e Germania avevano annunciato lo spiegamento sul territorio tedesco di diversi tipi di missili IRBM a partire dal 2026. Inoltre, a spingere il Cremlino a una dimostrazione di forza sarebbe stato anche il fatto che la minaccia di usare armi nucleari tattiche contro Kiev non abbia dissuaso gli ucraini dal colpire obiettivi in profondità nel territorio russo.