Cambia il vento

Merz seppellisce Merkel: la Germania ora pretende di cacciare i migranti

Giovanni Longoni

Le elezioni tedesche del 23 febbraio le decideranno gli immigrati. Non perché essi possano votare ma perché la loro presenza indesiderata sul territorio della Repubblica federale è ormai un problema di portata nazionale. Mercoledì, in un parco pubblico di Aschaffenburg, in Baviera, un clandestino afgano di 28 anni ha ucciso a coltellate un bimbo di due anni e un uomo di 41 che cercava di difenderlo; altri due i feriti gravi. L’assassino non è un terrorista fanatico, hanno comunicato le autorità, ma un uomo con problemi mentali conclamati. Una spiegazione che stavolta non ha soddisfatto i tedeschi, dopo anni in cui di questi discorsi - «è solo un lupo solitario», «è uno squilibrato», ne hanno sentiti troppi.

Le cose stanno cambiando radicalmente anche nel mondo politico: il candidato cancelliere della Cdu, Friedrich Merz, come ha raccontato su queste pagine ieri Daniel Mosseri, vuole il pugno di ferro contro gli ospiti internazionali che delinquono; ha proposto una legge e ha chiesto agli altri di votarla. Nessuno escluso, nemmeno l’Afd. Da questa apertura alla destra è nata la rivolta delle sinistre, Spd e Verdi, che chiedono a Merz di chiarire se ha intenzione di portare Weidel e cameerati al governo, abbattendo il Brandmauer, il “muro rompifiamma”, il nome che i tedeschi danno al “cordone sanitario” per tenere i partiti estremisti fuori dalla stanza dei bottoni.

 

Ieri Merz, il successore della Merkel, ha chiarito che non intende formare una alleanza con la Weidel (la quale anche nel comizio di ieri ad Halle si è collegata in videoconferenza con Elon Musk). Quello di Merz è un passetto indietro, senza dubbio; tuttavia, il settantenne renano incassa anche il segnale di aver centrato il problema. Il sondaggio dell’istituto INSA per la “Bild” dice infatti che la Cdu-Csu avanza di un punto percentuale, varcando la soglia psicologicamente importante del 30%.

Al secondo posto resta invariata l'AfD con il 21 per cento. Il partito socialdemocratico del cancelliere uscente, Olaf Scholz, è fermo al 16 percento, 14 punti dietro ai centristi dell’Unione. In calo pure i Verdi i quali hanno perso un punto, attestandosi solo al 12 per cento. I valori per BSW (7 per cento) e Linke (4 per cento) rimangono invariati. Liberali ancora fuori dal Bundestag (4%). Le altre sigle insieme arrivano al 6% (più 1).

Anche i commentatori di area conservatrice sostengono la scelta di Merz, il grigio e triste Friedrich che si sta rilanciando in modo inseperato fino a pochi giorni fa. Peter Tiede, capo del politico della Bild, ieri scriveva: «Merz non vuole formare una coalizione con l’AfD né raggiungere un accordo con loro. Vuole presentare una mozione al Bundestag, alla quale anche l'AfD si accoderà». Il punto centrale della questione, per la firma del grande giornale popolare, non è l’eventuale sdoganamento di un partito che ha nelle sue file non pochi elementi apertamente nostalgici del nazismo; la cosa essenziale è che la Cdu finalmente abbia capito cosa si deve fare: quello che chiedono realmente i tedeschi. Cioè sconfessare gli anni di Angela Merkel. Merz, spiega Teide, «denuncia oggi dieci annidi politica migratoria fallimentare».

 

Una politica voluta dalla Merkel, che Teide definisce in modo sprezzante «una rifugiata nella Cdu». Una clandestina, una politica di sinistra che ha costretto un grande partito di centrodestra ad andare contro la sua stessa anima. Ciò che conta, prosegue la Bild, è che cambi la politica migratoria. «In tal modo ci si libera dal dilemma in cui la Cdu-Csu è rimasta intrappolata per anni, tra l’AfD radicale e la sinistra tedesca, sempre pronta al ricatto, sempre pronta a gridare al nazista. Non è semplicemente il punto di vista del quotidiano più vicino al sentiment populista. Thorsten Jungholt, sulla Welt, Bibbia dei conservatori teutonici, il giudizio è il medesimo: Merz sta seppellendo le ceneri di Angela, non vuole farsi bruciare dai piromani.