Verso il Giorno della Memoria
Il vizio di paragonare Gaza alla Shoah
Liliana Segre l’ha sempre detto. In ogni testimonianza, in ogni intervista, la Senatrice a Vita ha sempre ripetuto che non appena l’ultimo testimone sarà scomparso, la Shoah verrà dimenticata. L’ha detto anche a me, l’ultima volta che la incontrai nell’accogliente salotto di casa sua. Più lucida di quanto io sia mai stato e mai sarò, Liliana mi ribadì il suo timore ed io, ostinatamente ingenuo, le assicurai che si sbagliava, che nessuno avrebbe mai dicenticato ciò che è stato, che la nuova generazione avrebbe saputo conservare e tramandare i suoi insegnamenti. Invece aveva ragione lei. Ha sempre avuto ragione lei. Oggi ne abbiamo avuto l’ennesima prova, così disgustosa e lampante. Nonostante gli ultimi testimoni siano ancora vivi, la Shoah non solo è stata dimenticata, cancellata banalmente con un colpo di spugna o con un commento balordo sui social, ma è addirittura stata reinventata a piacimento. Rimodellata goffamente dai nuovi antisemiti travestiti da antisionisti. Riadattata a questo 2025 all’insegna del genocidio. Perché oggi ogni guerra è genocidio. Ogni conflitto è genocidio. Ogni legittima difesa contro il terrorismo è genocidio.
Ed ecco il teatro dell’assurdo in tutta la sua ipocrisia: gli stessi paladini del popolo palestinese che inneggiano all’intifada e pretendono la cancellazione immediata d’Israele (cancellare uno Stato e il popolo che ci abita non è forse genocidio?), pretendono anche l’annullamento del Giorno della Memoria e, peggio, molto peggio, hanno la presunzione di voler spiegare a chi è sopravvissuto ad Auschwitz cosa sia un v-e-r-o genocidio. Proprio così. Migliaia di odiatori inetti che per loro scontata fortuna non hanno la più pallidea idea di cosa di una verra guerra, credono di poter insegnare a Liliana Segre, colei che porta sul braccio l’orrore e la vergogna dell’odio antisemita, cosa sia un genocidio e cosa non lo sia. “Valanga di insulti sulle pagine social dei cinema che proiettano il film documentario sulla vita di Liliana Segre”.
Leggo questo titolo e provo uno strano senso di nausea che non proviene dallo stomaco, ma dal cervello che si sforza invano di associare la parola “insulti” alla parola “Liliana”. Leggo i migliaia commenti all’articolo in questione e rimango tramortito dall’ondata di odio che tanto disonora il mio paese. Provo un sconosciuto senso di vergogna. “Come regalo manderei la Segre a Gaza, così si rinfresca la memoria”, scrive una ragazza dal nikname impronunciabile, ma dal sorriso apparentemente innocuo. Come si sbaglia. La memoria di Liliana è infallibile. La Senatrice a Vita, purtroppo, ricorda perfettamente cosa significhi essere vittima. La ragazza dal nikname impronunciabile, invece, sembra aver dimenticato cosa significhi essere carnefice.
E ancora una volta molti odiatori sembrano non comprendere che il Giorno della Memoria non è stato istituito con lo scopo di ricordare agli ebrei di aver subito un (vero) genocidio, ma di ricordare agli italiani di essere stati complici di un (vero) genocidio. Di essere stati indifferenti. E come si combatte oggi l’odio e l’indifferenza? Ecco, il 27 gennaio alcune sale cinematografiche d’Italia proietteranno il film sulla vita di Liliana Segre girato da Ruggero Gabbai, ad oggi forse il miglior documentarista d’Italia. Un’opera straordinaria poiché lirica e al contempo virtuosa nella sua capacità di mostrare una Liliana inedita, intima, famigliare. L’antidoto contro l’odio è dunque un appello contro l’indifferenza: andate al cinema. Riempite le sale. Mostrate a Liliana il vostro discreto amore, più potente di ogni odio ostentato. “Mai più”, oggi, significa anche questo.