L'editoriale
Il nuovo spirito americano che l'Europa non può capire
Donald Trump ci ha consegnato l’immagine della Fortezza Americana. Il suo discorso di giuramento è diverso da quello del primo mandato, perché nella sua durezza in realtà è intriso di ottimismo, a un certo punto sembrava quasi di rivedere il sogno kennediano, “l’agire ancora con coraggio, vigore e vitalità”.
Cosa c’era di differente tra il Kennedy che annunciava la corsa alla Luna e il Trump che vuole “mettere la bandiera su Marte”? È lo spirito americano che si rinnova in uno scenario mondiale dove le potenze stanno ricostruendo le loro sfere d’influenza. Vista con gli occhi di un europeo quella di Trump è una sfida sfrontata, ma è proprio questa distanza tra noi e loro che bisogna colmare, quando Trump snocciola lo slogan “drill, baby, drill” e annuncia un boom nell’esplorazione, nell’estrazione e nell’esportazione degli idrocarburi sta raccontando al mondo che gli Stati Uniti sono anche gas e petrolio, non solo Coca Cola e General Motors.
La traduzione è che siamo di fronte a un vincolo inscindibile e a una scelta di campo, l’Europa che pensa a una posizione autonoma è come Icaro che pretende di volare con le ali di cera al sole battente, non abbiamo materie prime, non esiste un esercito, siamo imbelli, vecchi e bisognosi di assistenza, l’Europa è un nano tecnologico (bastava vedere i volti presenti nella Rotonda di Capitol Hill: Musk, Zuckerberg, Bezos, Pichai... i titani dell’innovazione a omaggiare The Donald), capace di consumare ma del tutto inadatto a inventare cose che trasformano il mondo, dunque abbiamo bisogno degli Stati Uniti per non soccombere.
Il problema è che non è detto che l’America abbia bisogno di noi, la quota di produzione mondiale dell’Europa è in inesorabile calo. Trump non parlava a noi, nella rotonda di Capitol Hill, il suo era un discorso per gli americani che lo hanno votato, un intervento potente dove ha messo in risalto l’eccezionalismo americano, un messaggio a Vladimir Putin che oltre un decennio fa con un articolo sul New York Times aveva affermato proprio che l’eccezionalismo americano era finito. L’Europa è un capitolo da riscrivere, non a caso era presente, unico premier, Giorgia Meloni, lei è un mondo nuovo, il problema è che il club vive di ricordi.