Distruzione
California in fiamme per l'estremismo green: gli effetti di una politica scellerata
La prima cosa da segnalare è come la California sia di gran lunga l’area più ricca del mondo. Si tratta di un livello di ricchezza inconcepibile per gli europei e per gli italiani in particolare. La California ha il Pil del Giappone e un terzo degli abitanti. Il che ci fa capire che potrebbe affrontare e risolvere qualunque emergenza che mette a repentaglio la vita e la proprietà dei cittadini meglio di qualunque altra area al mondo.
La California del sud, in particolare, è baciata dal miglior clima del pianeta, caldo non umido, 24 d’inverno e 27 d’estate. Questo paradiso multietnico, con immigrazione illegale protetta dalla classe politica funziona come un orologio svizzero quando si tratta di produrre merci, idee, innovazione strategica nel settore privato, mentre il suo settore pubblico- dopo un esproprio fiscale che è il più alto d’America - sarebbe considerato deficitario anche fra Napoli e Bisceglie.
Il tallone d’Achille di questo paradiso capitalista è sempre stato di natura ideologica. L’Occidente finisce in California, che rappresenta ormai tutto ciò che fu- Atene, Roma, Firenze, Parigi - e lo ricicla in un presente indistinto e bulimico. La classe colta e l’industria culturale californiana hanno sempre sposato le dottrine politiche più radicali prodotte dall’Occidente: marxismo “soviettista” negli anni Trenta, rivolta di Berkeley del 1964 (4 anni prima del maggio di Parigi), femminismo, genderismo e tutte le dottrine lgbtq+ e naturalmente ambientalismo profondo, che più profondo e radicale non si può. La California da decenni vive un’emergenza idrica indotta in gran parte dall’esigenza di salvare un pesciolino chiamato delta smelt a rischio di estinzione.
Miliardi di litri d’acqua invece di andare a riempire le cisterne cittadine vengono riversati nell’oceano per un amore folle e cieco nei confronti di una specie ittica irrilevante. Lavare la macchina a Los Angeles è considerato un vero e proprio crimine sociale. Quindi questo tristissimo rogo brucia al cuore delle contraddizioni del nostro tempo: turbocapitalismo e statalismo selvaggio in salsa green. Dal punto di vista capitalistico la punta di diamante del mondo è in ostaggio di un’ideologia, o meglio di un micidiale cocktail ideologico post-marxista che sta corrompendo la fabbrica stessa dello popolazione.
Dopo il rogo di LA tutti dovrebbero capire che neanche l’area più ricca del pianeta è in grado di finanziare le follie green. In California scellerate politiche nel corso dei decenni hanno reso la vita difficile per tutte le classi sociali. Mancano le zone tagliafuoco nelle foreste, le sterpaglie non vengono regolarmente bruciate, la critica ai pompieri - troppi uomini e troppo bianchi - ha portato a creare corpi di pompieri inefficienti e cronicamente senz’acqua. La California da molti anni presenta un saldo negativo fra immigrazione interna ed emigrazione (in circa 300 mila ogni anno se ne vanno) a causa delle follie politiche. Lo Stato è pieno di santuari per immigrati illegali- ossia zone nelle quali non si applicano le leggi americane - tutti sono protetti dalle autorità cittadine.
La schizofrenia californiana si gioca tutta fra pubblico e privato. Tutto ciò che è finanziato dalla fiscalità generale deve passare sotto le forche caudine di diversità, inclusione e uguaglianza. Mentre il merito e il duro lavoro regolano ancora le relazioni del mondo della produzione capitalistica, la quale accade solo a determinate circostanze che ben poco hanno a che vedere con la percentuale di lesbiche nelle aziende.
Qui la lezione è chiarissima: dal cuore dell’Occidente vediamo espandersi il virus che porterà al declino del nostro mondo. Si tratta di un cocktail micidiale di teoria gender, ambientalismo profondo e terzomondismo d’accatto contro il quale occorre un’autentica controrivoluzione umanista. La mia speranza è che Trump abbia messo in moto proprio questo e alla fine il falò delle vanità green smetterà di auto-alimentarsi.