Cambio di rotta

Zuckerberg folgorato sulla via di Mar-a-Lago: la svolta di mister Facebook

Corrado Ocone

Come un novello Paolo di Tarso, anche Mark Zuckerberg è stato folgorato per strada. Questa volta quella che conduce a Mar-a-Lago. Non solo ha annunciato la chiusura del sistema di “moderazione” che aveva introdotto su Facebook qualche anno fa, ma ha ritenuto opportuno argomentare la sua scelta con un video in cui ha fatto ampio uso di quegli argomenti liberali a cui era stato finora insensibile. È arrivato persino a parlare di avvenuta censura, soprattutto su temi come l’immigrazione e l’identità di genere, prendendo come modello per il futuro nientemeno che la X del suo rivale Elon Musk.

Poco importa se Zuckerberg creda veramente in quel che ha detto: la bussola di un imprenditore è prima di tutto quella del profitto, al di là delle ipocrisie e delle sovrastrutture mentali di rito. Quel che è però sicuro è che a dettare un così repentino cambiamento sia stata proprio la vittoria elettorale di Donald Trump. Il neopresidente si è fatto infatti rappresentante di un vasto sentimento di fastidio e avversione per la cultura woke che attraversava larghi strati dell’opinione pubblica americana e che non aveva trovato espressione in classi dirigenti, politiche e imprenditoriali, fortemente orientate a sinistra. Le elezioni gli hanno dato ragione ed ora ci sono le condizioni per ripristinare in tutta la sua forza quel principio della “libertà d’espressione” su cui l’America ha costruito la sua identità.

 

Lungi dal costituire un pericolo, come molti media e politici continuano ad affermare, la vittoria di Trump ha perciò rappresentato uno di quei rari momenti in cui la democrazia trionfa e si afferma in tutta la sua forza e purezza: a far sentire la loro voce contro ideologie radicali imposte dall’alto sono stati, in ultima istanza, proprio i cittadini comuni, con il loro buon senso e soprattutto con l’innato istinto alla libertà. Con indubbio fiuto e una buona dose di opportunismo, Zuckerberg ha compreso tutto questo e si è riposizionato. Non occorreva, d’altronde, aspettare la sua conversione per rendersi conto che i suoi social, proni alla cultura woke, avessero messo in moto dei meccanismi di controllo e sorveglianza, di disciplinamento, che nulla hanno a che vedere con la sana dialettica di idee che costituisce l’essenza della democrazia.

Quel che è successo è poi un buon segno anche da un altro punto di vista: lo si può infatti considerare una rivincita della politica, data troppo facilmente soccombente davanti all’offensiva delle grandi forze dell’economia. È vero che oggi alcune grosse aziende hanno una forza paragonabile a quella di uno Stato. Che questo potere sia però assoluto, come ci si vuol far credere con la retorica della “tecnocrazia” trionfante, è però francamente esagerato. La politica ha ancora un peso non irrilevante: non solo, come è evidente, nei regimi autoritari, ma anche in democrazie come l’americana rispettose delle “preferenze” espresse dai cittadini col voto.

Alla politica spetta, fra l’altro, il compito non di contrastare le forze di mercato, ma di rendere quest’ultimo quanto più possibile aperto alla competizione e all’innovazione attraverso l’immissione di sempre nuovi soggetti nel suo perimetro. Ed anche su questo punto, con la creazione del dipartimento per la sburocratizzazione affidato a Musk e a Vivek Ramaswamy, Trump ha mostrato di avere le idee chiare. Quel che infine l’harakiri di Zuckerberg mostra a tutti in modo palese è il campo in cui ormai si gioca, e sempre più si giocherà in futuro, la lotta politica. In palio è la conquista del predominio nel discorso pubblico, la capacità di influire sull’immaginario comune. Anche la perenne lotta fra la libertà e il suo contrario va riformulata in questo orizzonte, che si porterà inevitabilmente dietro tutti gli altri. Che la sinistra si sia collocata dalla parte sbagliata non può destare meraviglia in chi come noi è convinto che nessuno possa saltare di andare oltre la propria ombra, casomai con una semplice operazione di maquillage come è avvenuto dopo la fine del comunismo.