Fallimenti laburisti
Keir Starmer affossa la crescita della Gran Bretagna
Il “campanello d’allarme” è ormai storia passata. Quello era suonato due mesi fa, quando il primo governo britannico laburista in 15 anni aveva varato quello che Oltremanica chiamano il “budget”, ossia la legge di bilancio.
Come temevano in molti, quel documento che porta la firma del premier Keir Starmer e della Cancelliera dello Scacchiere (ministro delle Finanze) Rachel Reeves e che incorpora una “bomba” da 40 miliardi di sterline di nuove tasse, sta deprimendo l'economia del Paese.
La sirena (d’allarme) l’hanno suonata ieri i due principali quotidiani del Regno Unito: il Times e il Financial Times riportando il dato reso noto dall’Ufficio nazionale delle statistiche, secondo cui nel trimestre successivo alla vittoria dei laburisti la crescita economica è stata zero, dopo due trimestri tutto sommato positivi.
E citano quanto sostenuto, ieri, dalla Confederazione dell’Industria Britannica, secondo cui le aspettative di crescita sono al minimo dal novembre 2022 (quando l’allora premier Liz Truss varò quello che sarebbe passato alla storia come “mini-budget”). Mostra, un grafico pubblicato dal Financial Times, come quelle aspettative in questo ultimo scorcio di 2024, siano appena al di sopra di quelle rilevate all’apice della crisi conseguente all’epidemia di Covid, nei primi mesi del 2020.
Gli industriali del Regno Unito si sono spinti fino a dire che la Gran Bretagna «si sta dirigendo verso il peggiore dei mondi» nel 2025, ritenendo che la crescita zero si trasformerà in recessione con il nuovo anno, per effetto di tre fattori combinati: alti tassi di interesse, una domanda estera più debole e il peso fiscale della legge di bilancio, che ha colpito per lo più l’industria privata, a vantaggio della spesa pubblica.
Oltretutto, il primo ministro Starmer non ha escluso ulteriori incrementi delle tasse quando ha spiegato che «questo è soltanto un primo passo, necessario per fronteggiare un buco nero nei conti pubblici da 22 miliardi di sterline». Già, perché sia lui sia la Reeves stanno, ovviamente, scaricando la responsabilità delle misure adottate e dell’attuale situazione sui governi conservatori che li hanno preceduti negli ultimi 14 anni, durante i quali «nulla è stato fatto per porre un freno al debito pubblico» ha precisato la Cancelliera.
Rachel Reeves, peraltro, tira dritto dicendo che sapeva quanto sarebbe stato «enorme lo sforzo per aggiustare l’economia» e che «la prosperità economica non potrà esserci dall’oggi al domani» ma ribadendo che «queste difficoltà non fanno altro che darci ancor maggiore energia nello sforzo per garantire il benessere alla classe lavoratrice». Intanto, però, secondo l’Ufficio nazionale delle statistiche il prodotto interno lordo del Regno Unito nel mese di ottobre ha subito una contrazione dello 0,1%.
Un preludio a quanto, secondo la Confederazione degli industriali, accadrà tra la fine di quest’anno e il febbraio del prossimo anno, quando il calo potrebbe essere dell’ordine del punto.
Accanto a grafici inequivocabili, il Financial Times ieri ha pubblicato un editoriale a firma del co-direttore Martin Wolf che, più che di dati e cifre, parla di «spirito animale» (dal titolo del libro dei premi Nobel per l’Economia George Akerlof e Robert Shiller), ossia di quella propensione ad investire, e quindi a «scommettere su qualcosa che potrebbe o non potrebbe accadere», che è l’anima delle economie capitalistiche mondiali.
La tesi di Wolf è che, al di là degli indicatori economici immediatamente visibili e al di là della retorica usata dal governo per enfatizzare la priorità della crescita economica, la manovra laburista abbia minato questo “spirito animale”, innescando una spirale che porterà minori investimenti, contrazione della domanda e capacità produttiva.