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Novorossijsk, il mistero del porto russo: perché Kiev non colpisce la "cassaforte" di Putin
Dei tanti misteri che il conflitto in Ucraina si porta con sé, quello del porto di Novorossijsk è uno dei più affascinanti. Affacciato sul mar nero, ha una valenza di tipo strategico. In questo momento, secondo la banca dati Vessel Tracker, in quella baia sono ormeggiate 99 navi fra grandi cargo e petroliere e ne sono attese altre 74 nelle prossime ore, mentre decine di altre ne sono appena partite. Novorossijsk è il terzo maggiore porto russo per l’export di petrolio e prodotti petroliferi russi dopo Nakhodka, sull’Oceano Pacifico di fronte al Giappone, e Primorsk nel Golfo di Finlandia.
In sintesi, proprio da quel porto sono partiti carichi di carburanti fossili russi per un valore di 76 miliardi di euro. Ergo, la guerra voluta da Putin è finanziata anche grazie ai soldi ricavati dalla vendita di quel petrolio. Ma perché l'Ucraina non ha mai pensato di colpirlo? "Non dobbiamo distruggere gli equilibri", ha spiegato il ministro delle Finanze ucraine Serghii Marchenko. "Per noi il prezzo del petrolio non dev’essere più alto del livello attuale, ma neanche più basso. Nel caso mi si chieda se abbiamo delle limitazioni, non so dire".
Come riporta il Corriere della Sera, è probabile che dietro la scelta di non colpire il porto di Novorossijsk ci sia un veto americano. Colpire quel nodo petrolifero significherebbe eliminare quasi il 2% del mercato internazionale del greggio e di conseguenza far salire il prezzo internazionale del barile. Con esso, salirebbe anche il costo del pieno di benzina per i consumatori negli Stati Uniti e in Europa.