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Javier Milei, così l'"austriaco" risolleva l'Argentina

Roberta Adelaide Modugno

Il 13 gennaio il presidente argentino Javier Milei è stato insignito a Roma, nella sede del Tempo, del Premio internazionale Milton Friedman dall’Istituto Milton Friedman e da Students for Liberty. Nel discorso tenuto in questa occasione, l’uomo con la motosega, noto nell’immaginario collettivo come “el loco” per le sue idee libertarie, si è presentato come un economista raffinato, il professor Milei. Seguendo un filo logico che ha ripercorso l’abbandono della via del libero mercato della Scuola austriaca di economia fino al contributo di Milton Friedman negli anni ’70 del 900, passando per l’inferno economico, il presidente argentino ha affrontato un dibattito tra Scuola austriaca e teoria keynesiana contenuta nella Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, pubblicata nel 1936 e volta a trovare una soluzione alle conseguenze drammatiche della crisi economica del 1929 e della grande depressione che ne derivò. Domandiamoci, però, se queste furono esclusivamente il risultato del crollo del ’29 o se intervennero altri fattori.

Il presidente argentino, introducendo la figura di John Maynard Keynes, ha specificato che costui ha lavorato «per i cattivi, per il male». Perché? La risposta di Milei proviene dalla teoria del ciclo economico di Ludwig von Mises. Esiste un carattere intertemporale nel rapporto tra risparmio e investimenti, il livello dei prezzi viene determinato nel mercato, il tasso di interesse si forma nel mercato dei beni ed esiste una relazione tra risparmio e tasso di interesse. Come spiegato brillantemente da Ludwig von Mises, le persone hanno delle preferenze temporali, preferiscono ad esempio certi beni oggi piuttosto che in futuro. Questo determina il tasso naturale di interesse. Se interviene una manipolazione artificiale della quantità di moneta, un’espansione del credito bancario alle imprese, il tasso di interesse scenderà al di sotto di quello naturale. Di conseguenza gli imprenditori saranno invogliati a investire. Ne risulterà un boom di investimenti.

 

 

Dal momento che però il tasso di interesse non riflette le preferenze temporali della gente, il tasso salirà e molti dei nuovi investimenti falliranno, rappresentando una depressione del ciclo economico. Il governo non dovrebbe interferire con questa fase. Interventi governativi, ulteriori espansioni monetarie, spese pubbliche, salvataggi e sussidi porteranno ad una depressione più lunga e dolorosa. Ma Keynes ha suggerito proprio questo e come sottolinea Milei nel suo discorso ha interrotto la relazione temporale del mercato dei beni, generando una serie di boom e bust che a lungo andare ha generato una spirale inflazionistica crescente. Keynes ha lavorato per il male, ribadisce il presidente argentino, perché ha stravolto lo schema misesiano sopra illustrato con una serie di formule matematiche, tra cui il moltiplicatore, funzionale ad una serie di politici corrotti pronti a collaborare con imprenditori desiderosi di scambiare favori e privilegi, in un intreccio inestricabile tra politica ed economia.

Ciò che Milei aveva ricevuto in eredità dopo decenni di peronismo era una situazione pesantissima. La sua dura cura sembra funzionare. Con tagli radicali alla spesa pubblica, un Ministero per la deregolamentazione con a capo Federico Sturzenegger, la sospensione di opere pubbliche per un anno, l’eliminazione di programmi assistenziali gestiti da burocrati corrotti, l’interruzione delle politiche inflazioniste, i risultati, dopo solo un anno si sono visti. L’inflazione è scesa dal 25,5% del dicembre 2023 al 2,7% dell’ottobre 2024, la povertà è in calo perché il potere d’acquisto delle persone è aumentato in seguito al calo dell’inflazione, l’economia è in crescita.Cosa aspettarsi ora? Sarà il tempo a dirlo, ma probabilmente assisteremo al passaggio da uno Stato massimo, dove i cittadini sono abituati all’interventismo e all’assistenzialismo, ad uno Stato minimo che lasci liberi gli individui di interagire, produrre, scambiare e creare ricchezza.