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Siria, "ecco i Lupi Grigi": la foto che cambia le carte in tavola, cosa state vedendo
Foto satellitari della società Maxar confermano che gran parte delle truppe russe si sta ritirando dalla Siria, dove al regime di Bashar El Assad sono subentrati i jihadisti di Hayat Tharir Al Sham, sostenuti dalla Turchia e guidati da Abu al Julani. Un’immagine mostra sulla base militare di Hmeimm, vicino Latakia, un colossale aereo da trasporto russo Antonov An-124 Ruslan, lungo 70 metri, al cui confronto un Ilyushin Il-76 parcheggiato accanto, lungo “solo” 46 metri, sembra un nano. L'An-124 ha il muso aperto per caricare truppe e armi, fra cui un elicottero Kamov Ka-52 smontato e missili antiaerei S-400. Un convoglio russo di 250 fra camion e mezzi corazzati ha lasciato l’area di Homs. Ieri il convoglio era all’altezza del villaggio di Shinshar, sull’autostrada Damasco-Homs. Un aereo è già decollato verso la Libia, dove sono state rischierate delle truppe.
TRASFERIMENTO IN AFRICA
Il ministero della Difesa tedesco ipotizza che i russi intendano recuperare soldati da inviare in Libia, e da lì forse nel Sahel, tentando di conservare Hmeimm e la base navale di Tartus almeno come scali logistici, con armamenti limitati all’autodifesa locale, previo accordo con Al Julani. Il nuovo uomo forte tende la mano a Mosca e Teheran, alleati del decaduto Assad: «Non nutriamo ostilità verso la società iraniana e offriamo alla Russia l’opportunità di riconsiderare il suo rapporto col popolo siriano». Dietro Al Sham c’è la Turchia e non è escluso che le trattative siano, in realtà, fra Mosca e Ankara per interposta persona: le basi in cambio della definizione di reciproche sfere d'influenza in Africa. Proprio ieri ha riaperto, per la prima volta dal 2012, l’ambasciata turca a Damasco. Foto di jihadisti siriani, probabilmente turcomanni, li mostrano inneggiare alla Turchia mimando con le mani il simbolo dei Lupi Grigi, cioè le orecchie del lupo con indice e mignolo alzati e il muso con le altre tre dita unite. È il simbolo del panturchismo, col lupo della steppa come totem.
La guerra civile non è cessata. Ieri, per la prima volta dall'8 dicembre, soldati siriani filo-Assad hanno ucciso in un agguato 15 jihadisti di Al Sham vicino Latakia. Non è chiaro se sia l’inizio di una resistenza organizzata di elementi del vecchio governo o si tratti di sbandati. Al Julani si dice «in contatto con i Paesi occidentali» avendo «pronti i piani per la ricostruzione». Prosegue il nuovo raìs: «I nostri obiettivi sono chiari. Abbiamo in programma rimediare alla distruzione sistematica praticata dal regime». Ma in un’intervista ad Al Jazeera promette che il futuro del Paese «includerà le elezioni». Il segretario di Stato americano Anthony Blinken, che in Giordania ha incontrato il rappresentante Esteri UE, Kaja Kallas, e diplomatici turchi e arabi per parlare della Siria, ha confermato «contatti diretti degli Stati Uniti con Hayat Tharir Al Sham».
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ISRAELE ALLE PORTE
A Damasco la riapertura di bar e rivendite d'alcolici pare una vetrina di moderazione, ma l'inizio di processi contro tutti i giornalisti considerati «complici della propaganda di Assad» fa intravedere una nuova dittatura, religiosa anziché laica. Al Julani ha criticato Israele per l’ingresso di truppe e carri armati nella fascia cuscinetto del Golan, sostenendo che «non ci sono più scuse per un intervento straniero in Siria dopo la partenza degli iraniani». Ma Israele, che intende lasciare le sue truppe nel Golan siriano tutto l’inverno, secondo il giornale libanese Al Akhbar, vicino a Hezbollah, starebbe cercando la sepoltura di una famosa spia del Mossad, Eli Cohen, arrestato nel 1965 e impiccato a Damasco, di cui già nel 2021 i russi, nella zona di Yarmouk, avrebbero trovato effetti personali fatti avere allo Stato ebraico. I soldati di Tel Aviv starebbero anche cercando le salme dei commilitoni Tzvi Feldman e Yehuda Katz, dispersi nel 1982 nella battaglia di Sultan Yacoub, in Libano, fra siriani e israeliani.