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Ecco la sinistra: sostiene i brigatisti ma abbandona lo scrittore anti-Islam in carcere
P er l’intellighenzia progressista parigina, c’è chi merita di essere difeso e sostenuto a suon di appelli e manifestazioni, come i brigatisti italiani. E c’è chi invece non è degno di alcuna manifestazione di solidarietà perché portando avanti certe battaglie politicamente scorrette “se l’è andata a cercare”. È il caso di Boualem Sansal, intellettuale e scrittore algerino attualmente in carcere in Algeria, abbandonato al suo destino dalla gauche francese che non gli perdona di essere un critico severo delle derive dell’islam in Francia e dei regimi teocratici musulmani. Arrestato lo scorso 16 novembre all’aeroporto di Algeri, Sansal è perseguito ai sensi dell’articolo 87 bis del Codice penale, che classifica come “terroristico o sovversivo” qualsiasi atto che minacci “la sicurezza dello Stato, l’integrità territoriale, la stabilità o il normale funzionamento delle istituzioni”. Il motivo? Alcune sue dichiarazioni al media francese Frontières sul Sahara occidentale, “territorio non autonomo”, secondo la definizione dell’Onu, conteso tra gli indipendentisti sahrawi del Fronte Polisario, che chiedono un referendum di autodeterminazione e sono sostenuti da Algeri, e il Marocco.
«Il regime algerino, che è un regime militare, ha inventato il Fronte Polisario per destabilizzare il Marocco», ha detto Sansal a Frontières. Un attacco intollerabile per il regime di Algeri, che lo ha sbattuto in carcere e si appresta a condannarlo senza il minimo rispetto dello stato di diritto, ma anche per gli intellò della sinistra benpensante, che a Parigi stanno portando avanti un altro processo contro lo scrittore 80enne: per islamofobia. «Ha ferito il sentimento nazionale», ha attaccato lo scorso 26 novembre Benjamin Stora, storico algerino, sulla televisione pubblica francese. Durante la stessa trasmissione, il politologo Nedjib Sidi Moussa si è spinto ancora più lontano, affermando che Sansal, con i suoi articoli e i suoi libri, «alimenta un discorso di estrema destra fatto di ostilità nei confronti degli immigrati e dei musulmani, e difende le tesi di Éric Zemmour», esponente della destra identitaria francese a capo del partito Reconquête. Il tutto mentre lo scrittore è nelle mani del regime autoritario di Algeri. Sansal, poche settimane fa, ha ottenuto la nazionalità francese e progettava di stabilirsi in maniera definitiva a Parigi, città che lo ha lanciato nel pantheon della grande letteratura.
Dal 1999, anno del suo primo romanzo, “Le serment des barbares” (Gallimard), incentrato sulla sanguinosa guerra civile algerina, è entrato nel mirino degli islamisti. Che non gli perdonano il suo libero pensiero e di essere un intellettuale arabo celebrato in Europa. Nel 2012, Sansal venne invitato alla Fiera del libro di Gerusalemme. Al rientro, la stampa si scatenò contro il “traditore” venduto alla “lobby sionista”. Lui rispose così: «Sono andato a Gerusalemme... e sono tornato felice». Nel 2015, tre mesi prima degli attentati islamisti di Parigi, Sansal pubblicò 2084. La fine del mondo, romanzo distopico su una dittatura islamista mondiale. A Boumerdès, dove ha il suo domicilio, e ad Algeri, Sansal è invitato a parlare in appartamenti e riunioni clandestine, come i dissidenti sotto il comunismo.
Oggi, la sezione di accusa del tribunale della corte di appello di Algeri si pronuncerà sul suo caso. Ma in assenza del suo avvocato francese, François Zimeray, a cui è stato negato il visto. «Il rifiuto di concedere il visto ostacola l’esercizio della difesa, senza il quale non può esserci un processo equo», ha dichiarato all’Afp Zimeray, attualmente bloccato in Francia. Secondo le informazioni del Journal du dimanche, Sansal si trova ora nell’istituto penitenziario di Kolea, a 35 chilometri da Algeri. Come ha scritto il filosofo Robert Redeker, vittima di una fatwa nel 2006 per un articolo sul Figaro sull’islam e l’Europa e costretto da allora a vivere sotto scorta, «abbandonare Sansal ai suoi persecutori significa tradire l’essenza spirituale dell’Europa».