I veri vincitori
Al-Jolani, il "jihadista moderato" che tifa Hamas e vuole la Sharia: chi si è preso la Siria
«Jihadisti moderati», che hanno rotto definitivamente con Al Qaeda e hanno abbandonato l’idea di “terrorismo globale”. Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ovvero Organizzazione per la liberazione della Grande Siria, così si presenta al mondo incredulo per la rapidità con cui hanno cacciato Assad. Il fatto che sia tuttora classificato come gruppo terroristico da Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite sembra un particolare che fa poca presa nelle narrazioni di chi esulta per la liberazione di Damasco, quasi un contrattempo dovuto al fatto che l’Occidente non si è ancora aggiornato sulle rapide evoluzioni “democratiche” dei gruppi ribelli siriani. Eppure lo scorso anno HTS non ha mancato di far sentire il suo entusiastico appoggio ad Hamas per l’attacco del 7 ottobre e al suo leader Abu Mohammad al-Jolani preme spesso far sapere nei suoi discorsi pubblici che il prossimo obiettivo, dopo Damasco, è Gerusalemme, «se Dio lo vorrà». C’è qualcosa che non torna insomma.
Nel corso degli anni, da quando è iniziata la guerra civile siriana nel 2011, HTS si è trasformata ripetutamente, con cambiamenti di nome, divisioni degli effettivi e un ruolo più ampio nella provincia nord-occidentale del Paese, Idlib, dove dal 2019 ha instaurato «un governo di salvezza». Prima era nota con il nome di Jabhat al-Nusra, organizzazione nata nel 2011 sotto l’egida di al Qaeda, ma nella cui formazione aveva avuto un ruolo fondamentale anche Abu Bakr al-Baghdadi, defunto leader dell’Isis. Sotto il nome di Al Nusra il gruppo ha pianificato attacchi in Occidente con membri quali Muhsin al-Fadli e Abdul Mohsen Abdullah Ibrahim al-Sharikh, che ai tempi, prima di essere eliminati, figuravano tra i terroristi più ricercati dagli Usa. Tutto dimenticato?
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Nel 2016 Al Nusra è diventata Jabhat Il capo HTS, Fatah al-Sham con un annuncio formulato dallo stesso al-Jolani in cui si sottolineava la rottura formale con al Qaeda, anche se secondo molti la formula utilizzata era la dimostrazione che in realtà l’originaria organizzazione terroristica aveva manteneva un influenza decisiva sulle strategie di guerra. L’anno successivo, dopo la fusione con altri gruppi di ribelli, Jabhat Fatah al-Sham ha preso definitivamente il nome di Hayat Tahrir al-Sham, una mossa considerata un vero e proprio tradimento dal leader qaedista al-Zawahiri. Tra i due gruppi è iniziato uno scontro aperto con arresti ed esecuzioni da una parte e dall’altra. Il governo degli Stati Uniti ritiene tuttavia che si sia trattato più che altro di una crudele pantomima, uno scontro di facciata, definendo persino HTS un «veicolo per far avanzare la posizione di al Qaeda nella rivolta al Jolani (AFP) siriana e per promuovere i propri obiettivi».
Insomma Hayat Tahrir al-Sham che si definisce organizzazione salafita-jihadista non è poi così tanto indipendente come vuol far credere, e anche se dice di non voler applicare la sharia nei territori controllati, permettendo ad esempio alle donne di guidare, girare da sole e studiare, nei territori dove ha già governato non si è vista alcuna parvenza di democrazia. L’Onu ha segnalato in questi anni a Idlib ripetuti casi di detenzioni di civili con accuse “morali”, processi sommari ed esecuzioni di persone accusate di blasfemia, adulterio e furto. Nel 2020 l’Alto commissario Onu per i diritti umani Ravina Shamdasani ha denunciato che i gruppi armati del nord della Siria, tra i quali HTS, hanno imposto ai civili «regole e codici di condotta che violano fondamentalmente una serie di diritti umani tutelati dal diritto internazionale, tra cui il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona».