Il volto dei ribelli
Siria, "vittoria per la nazione islamica". Al-Jolani spaventa il mondo
Il leader dei ribelli siriani, Abu Mohammed al-Jolani ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo la caduta del presidente Bashar Assad, definendola "una vittoria per la nazione islamica". Nella sua prima apparizione pubblica da quando i combattenti sono entrati a Damasco, al-Jolani ha visitato la moschea degli Omayyadi della capitale siriana. Chiamandosi ora con il suo nome di battesimo, Ahmad al-Sharaa, invece che con il suo nome di battaglia, ha detto a centinaia di persone che Assad ha reso la Siria "una fabbrica per l'avidità dell'Iran".
Oltre all'Iran, l'altro grande sostenitore politico, economico e militare del regime era Vladimir Putin. Secondo fonti dell'agenzia di stampa russa Ria Novosti, non a caso, l'opposizione armata siriana avrebbe già stabilito canali di comunicazione con il governo di Mosca. "Ora abbiamo canali di comunicazione con il governo russo", ha dichiarato la fonte. L'opposizione siriana sta cercando di formare "un governo di unità nazionale" che rappresenti tutti i gruppi sociali e "che stringa relazioni diplomatiche con altri Paesi", ha aggiunto la fonte dell'agenzia russa. La notizia giunge dopo che questa mattina è stata ufficializzata la caduta di Bashar al Assad.
Sono ore concitate anche dall'altra parte del mondo. "Questa mattina il presidente Biden incontrerà il suo team per la sicurezza nazionale per ricevere un aggiornamento sulla situazione in Siria", riferisce su X il portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca, Sean Savett. Festeggia Amnesty International: "Dopo oltre 50 anni di brutalità e repressione, la popolazione della Siria può finalmente avere l'opportunità di vivere libera dalla paura e di veder rispettati i suoi diritti", spiega la segretaria generale Agnès Callamard, forse sottovalutando l'impatto della presa del potere degli islamici radicali, non proprio garanzia di rispetto per i diritti umani.
"Sotto la presidenza di Bashar al-Assad e, prima di lui, di suo padre Hafez al-Assad, abbiamo visto un'orribile sequenza di violazioni dei diritti umani che ha causato indicibili sofferenze umane su vasta scala: attacchi con armi chimiche e con barili-bomba, ulteriori crimini di guerra e poi uccisioni, torture, sparizioni forzate e stermini che costituiscono crimini contro l'umanità - prosegue la nota di Amnesty -. Ora questa opportunità storica dev'essere colta e dev'esserci riparazione per decenni di gravi violazioni dei diritti umani". "Chiediamo alle forze di opposizione di rifuggire dalla violenza del passato. La cosa più importante è la giustizia, non la vendetta - conclude la Callimard -. Sollecitiamo tutte le parti coinvolte nel conflitto in corso a rispettare pienamente le regole dei conflitti armati, tra le quali gli obblighi di non attaccare chi manifesta chiaramente l'intenzione di arrendersi - come le forze governative - e di trattare con umanità ogni persona in propria custodia".