Da Cuba alla Cina
Totalitarismi di destra? Oggi le uniche dittature sono comuniste
Si spera che non debbano mai più tornare, ma fortunatamente al momento, sull’intero pianeta Terra, non risulta l’esistenza di dittature o di regimi razzisti “di destra”. Chi ne sta agitando lo spettro, ignorando la realtà, sta combattendo contro un nemico che è esistito e ha portato il mondo sull’orlo della catastrofe, ma nel secolo scorso. Al contrario i totalitarismi comunisti, a Cuba, in Nicaragua, in Corea del Nord, in Cina, sono ancora particolarmente vivi e vegeti, anzi sempre più accaniti nei confronti delle loro popolazioni e minacciosi per gli equilibri mondiali. Hanno i loro bravi campi di concentramento pieni di prigionieri politici ai lavori forzati, reprimono violentemente il dissenso e la libertà di stampa, mentre continuano a perseguitare le minoranze etniche e religiose con tecnologie più avanzate e raffinate di cento anni fa.
La situazione è simile, se non per certi versi addirittura peggiore, nei Paesi islamici governati da mullah, imam e ayatollah in nome della legge coranica, che non è un’ideologia conservatrice e nemmeno reazionaria. Anzi, appare perfino accettabile ai compagni manifestanti filo Hamas in Europa e in America da renderli ciechi di fronte ai crimini commessi dai fondamentalisti musulmani osservanti della sharia. Possono anche vedere trucidare gli omosessuali o frustare e lapidare le donne che non portano il burqa, in Afghanistan, in Iran e a Gaza, ma il nemico rimane sempre quello indicato da Khomeini: gli Stati Uniti (il grande Satana) e Israele (il piccolo Satana). E questo consente loro di voltarsi dall’altra parte e ignorare la barbarie.
Sono così convinti che il fine giustifichi i mezzi, anche quelli illeciti, che basta una formuletta magica per persuaderli. Così, quando nel 2022 dal Cremlino Vladimir Putin ha dato l’ordine di invadere, bombardare e occupare l’Ucraina, ha capito di dover spiegare bene che la sua “operazione militare speciale” era motivata dalla giusta e sacrosanta lotta contro il nazifascismo. Ecco perché nei territori conquistati dalle truppe di Mosca tornano le statue di Lenin e le bandiere rosse con la falce e il martello, mentre si deportano i bambini in Russia. E dev’essere per la stessa ragione che Alexej Navalny è stato trovato morto in un carcere siberiano che ha fatto tornare alla memoria l’epoca dei Gulag. D’altra parte il patriarca ortodosso Kirill ha benedetto le armi e ha lanciato una guerra santa. Ora vi partecipano anche reparti composti da generali e soldati nordcoreani atei che, nella malaugurata ipotesi di una prosecuzione della loro avanzata verso ovest, potremmo presto vedere anche sotto casa nostra.
Bisognerebbe chiedersi, dopo aver consultato il mappamondo, perché mai suonino le sirene d’allarme ogni volta che parla Donald Trump, al quale peraltro gli americani hanno espresso maggioritariamente e democraticamente la propria fiducia – nonostante un paio di tentativi di ucciderlo e l’organizzazione di altri attentati contro la sua vita durante la campagna elettorale – affinché i delegati del Collegio nazionale gli affidino la Casa Bianca, benché all’interno di un’architettura politica che prevede e impone limiti allo strapotere dello Stato centrale.
Mica come in Venezuela dove, sempre in nome dell’antifascismo, il golpe lo fa chi è già al vertice delle istituzioni con la complicità delle forze armate, occupa il Parlamento e falsa il risultato delle urne. O come nel Regno Unito a guida laburista, che non consente per legge di tenere una Bibbia e nemmeno di pregare in silenzio davanti a una clinica, mentre i giornalisti che non accettano la museruola della censura finiscono inquisiti per “crimini d’odio”.
Constatazioni dalle quali potrebbe addirittura nascere una teoria politica: più si va a sinistra, più cresce il rischio di vedere violati i diritti umani e cancellate le libertà fondamentali, seguendo la tendenza alla soppressione dell’autonomia delle famiglie e della società da parte dell’apparato pervasivo della pubblica amministrazione.
In realtà, si tratta di odio verso l’Occidente, i suoi valori, le sue radici e la sua storia. Non è un’altra teoria politica, ma una mostruosa semplificazione ideologica, che va sotto il nome di cancel culture, a sostenerla e a fondarla. Basta etichettare ogni eredità del passato come patriarcale, coloniale e fascista per ottenere un giudizio di condanna senza appello contro la civiltà. E allo stesso tempo trasbordare nel campo dei suoi avversari.