La sfida

Usa 2024, l'ultimo sondaggio è drammatico per Kamala Harris: dove vola Donald Trump

Tommaso Montesano

Kamala Harris ha provato a metterci una pezza: «Sono in forte disaccordo con ogni tipo di critica a persone basate sul loro voto». Un modo per smarcarsi da Joe Biden, che ha definito «spazzatura» gli elettori di Donald Trump. Uscita che ha in parte oscurato il comizio della vicepresidente all’Ellipse di Washington. Intenzionale o meno, lo sfondone del presidente uscente non ha aiutato la candidata democratica a pochi giorni dall’election day di martedì prossimo. Atlas Intel, il pollster più efficace nelle ultime due tornate elettorali - le presidenziali del 2020 e le mid term del 2022 assegna a Donald Trump quasi due punti di vantaggio a livello nazionale (49,8% contro 48,1%). Questo risultato, automaticamente, assegnerebbe all’ex presidente la maggioranza del collegio elettorale, certificando il ritorno di The Donald allo Studio ovale. Trump, con la sola eccezione della North Carolina, conquisterebbe tutti i cosiddetti swing states, ovvero gli Stati decisivi per l’assegnazione della Casa Bianca.

Nel dettaglio: sarebbero repubblicani - in ordine di scarto Arizona (+3,5%); Georgia (+3,4%); Pennsylvania (+2,7%); Michigan (+1,2%); Nevada (+0,9%) e Wisconsin (+0,5). Nella serata di ieri, ora italiana, anche il tradizionale modello previsionale di Nate Silver vede Trump favorito in vista del traguardo: per il celebre analista fondatore di FiveThirtyEight (sito che a sua volta assegna al tycoon il 52% di chances di prevalere, con 272 voti elettorali) il frontrunner dell’Elefante ha il 54,6% di possibilità di ottenere la maggioranza del collegio elettorale contro il 45% di Harris. A pesare sulle spalle di Kamala - che in un video che la ritrae a bordo del Marine two, l’elicottero che trasporta la vicepresidente, appare provata dalla campagna elettorale - è soprattutto il basso consenso di cui gode proprio Biden, il presidente di cui Harris è il numero due. Il 50,3% degli interpellati, infatti, definisce «pessima» e «terribile» la performance del capo della Casa Bianca mentre si avvicina la scadenza del mandato.

 

 

Un dato confermato da Economist e YouGov, secondo cui per il 64% degli americani il Paese va nella direzione sbagliata. Una differenza di 35 punti rispetto a chi ritiene, invece, che i democratici di Biden e Harris stiano portando gli Stati Uniti nella direzione giusta. Una zavorra per la vicepresidente, che già deve fare i conti con la crescita dell’economia Usa inferiore alle attese nel terzo trimestre del 2024. Altro giro, altri analisti, ma il quadro non cambia. Secondo la media elaborata da realclearpolitics, Trump sarebbe in vantaggio di 0,4 punti percentuali a livello nazionale (48,4% a 48%). Con questi rapporti di forza, l’elezione sarebbe chiusa a favore del tycoon, il cui vantaggio nei battlegrounds states è di oltre il doppio: di un punto percentuale. In questo caso l’eccezione sarebbe il Michigan, dove Harris sarebbe in vantaggio di mezzo punto, con tutti gli altri territori a favore di Trump.

Il repubblicano vanterebbe 2,5 punti di margine in Arizona; 2,4 in Georgia; 1 in North Carolina; 0,6 in Wisconsin e Pennsylvania, 0,5 in Nevada. Giusto per rendere l’idea dei rapporti di forza attuali: a questo punto della corsa, quattro anni fa, Biden aveva quasi otto punti di vantaggio a livello nazionale, mentre Hillary Clinton, nel 2016, era avanti di 4,3 punti. Il primo vinse, ma con un margine ridotto (4,5 punti), mentre la moglie di Bill pur prevalendo nel voto popolare (di 2,1 punti) perse nel collegio elettorale. Un raffronto, non a caso, che ieri è stato postato da Elon Musk, grande sostenitore di Trump, su X, con questa didascalia: «L’andamento è buono, ma non dobbiamo essere compiaciuti».

Per Trump buone notizie sono arrivate anche da Washington. Ieri la Corte Suprema federale a maggioranza, sei voti contro tre, ha stabilito che lo Stato della Virginia non dovrà reinserire nelle liste elettorali circa 1.600 elettori che erano stati esclusi in base al programma di “pulizia” introdotto dal governatore repubblicano dello Stato, Glenn Youngkin, finalizzato a impedire il voto di potenziali cittadini non americani. A favore hanno votato i sei giudici conservatori (Thomas, Alito, Roberts, Gorsuch, Kavanaugh e Coney Barrett), contro i tre liberal (Sotomayor, Kagan, Brown Jackson). Un assist per il tentativo di Trump di dare l’assalto a uno Stato che dal 2008 vota democratico.