L'ipotesi sul raid

Israele, cyberattacco per sabotare la contraerea iraniana: "L'hanno resa impotente"

Israele ha indebolito l'Iran prima di attaccare: lo rivela l’ex generale Yisrael Ziv, secondo cui Teheran "è rimasta completamente impotente mentre Israele ha bombardato le sue basi strategiche come e dove voleva". L'Idf è riuscito così a imporre la sua supremazia aerea impedendo all'Iran qualsiasi manovra di reazione. Quello lanciato da Tel Aviv, tra l'altro, risulta l'attacco più grande mai realizzato dall’aeronautica dello Stato ebraico: in due ondate cento velivoli F35, F16 e F15 si sono accaniti contro le basi militari più importanti.

Come ha fatto Tel Aviv a mettere fuori uso Teheran? L'ipotesi è che alcune delle centrali di controllo della contraerea siano state preventivamente mandate in tilt da un cyberattacco, innescando virus informatici inseriti settimane o mesi prima nei computer dei posti di comando. A quel punto sono stati "sparati" impulsi elettromagnetici contro i radar e le antenne di comunicazione iraniane. Il possibile cyberattacco avrebbe fatto cadere tutti i sistemi messi a protezione della capitale. Da Teheran, infatti, non si è alzato nemmeno un intercettore per affrontare il nemico. Ad essere colpito, in particolare, è stato uno dei sistemi russi S-300PMU2.

 

 

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Sull'attacco le informazioni restano riservate. Anche se, per quanto riguarda l’arsenale di Israele, molti ipotizzano che siano stati progettati strumenti speciali per affrontare le strutture fortificate sotterranee dei Pasdaran. Quasi sicuramente è stato impiegato il missile Rocks, che ha un sistema di guida autonoma e un raggio d’azione molto esteso: i jet possono sganciarlo e allontanarsi prima di essere visti.