Parola agli esperti

Iran, "registrato un evento sismico": incubo nucleare, cosa sta succedendo

Mirko Molteni

Nell’attesa di un’incursione aerea israeliana sull’Iran in risposta ai missili iraniani di settimana scorsa sullo stato ebraico, Teheran punta sulla deterrenza minacciando nuovi attacchi per scoraggiare l’avversario. Ieri, il giornale iraniano Kayhan ha scritto che, in caso di raid, «prima che gli aerei israeliani riescano a raggiungere lo spazio aereo iraniano, i missili iraniani raderebbero al suolo Tel Aviv e Haifa in meno di 10 minuti». Riferimento ai missili iraniani con velocità ipersonica, superiore a 5 volte la velocità del suono (da 6000 km/h in su), Fattah e Kheibar Shekan. Inoltre, «il comandante dell’Aeronautica dei pasdaran, generale Amir Ali Hazijadeh, ha ancora il dito sul grilletto», poiché i missili del 1° ottobre sarebbero solo «l’inizio di operazioni più ampie per distruggere il regime sionista». Ci si domanda in che misura le reali capacità iraniane siano note.

C’è chi sospetta che l’Iran sia più vicino all’arma atomica di quanto previsto. Si discute su ciò che pare essere stato un terremoto di magnitudo 4,6 verificatosi il 5 ottobre vicino Aradan, nella provincia iraniana di Semnan, a una profondità stimata di 10 km. Sisma che gli esperti, compresa la società geologica americana US Geological Survey (USGS), hanno notato privo delle onde di compressione dei terremoti naturali. Ciò ha fatto pensare potesse essere una prova segreta di un’atomica detonata negli “inferi”. Le massime perforazioni note si spingono a 10-12 km di profondità ed è teoricamente possibile che gli iraniani, magari potenziando tecnologie petrolifere, possano averla raggiunta. Inoltre la stima di 10 km, comune a molti terremoti, è indicativa, basandosi su prove indirette come la propagazione delle onde.

 

 

La Foundation for Defense of Democracy di Washington già dal 2019 accenna a un progetto iraniano, il Progetto Midan, relativo allo scavo di pozzi profondissimi per testare, dapprima esplosivi convenzionali, per testare sistemi di rilevamento, poi ordigni nucleari. All'inizio del 2024 l'agenzia internazionale atomica AIEA stimava che l'Iran potesse impiegare un paio d'anni per realizzare una vera testata nucleare imbarcabile su missili, ma pochi mesi per un ordigno sperimentale. Il semplice sospetto, ammesso e non concesso, che gli iraniani abbiano provato un ordigno nucleare sottoterra senza rivelarlo, pare speculare alla stessa dottrina della deterrenza israeliana, basata sulla segretezza dell'arsenale nucleare ebraico e sull'incertezza della forza dell'avversario.

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha detto che «l’Iran è pronto a qualsiasi scenario e le sue forze sono completamente preparate, avendo individuato gli obbiettivi necessari». Lo ha dichiarato ieri, visitando Riad per parlare coi sauditi della guerra, anche per mostrare a Israele che, dopo la parziale riappacificazione fra Iran e Arabia Saudita, mediata nel 2023 dalla Cina, non potrebbe contare sulla rivalità fra la potenza sciita e quella sunnita. Il presidente iraniano Masoud Pezehskian ha annunciato che s'incontrerà col russo Vladimir Putin domani ad Ashkabad, in Turkmenistan. Seguirà un nuovo summit Putin-Pezeshkian già tra 22 e 24 ottobre, al vertice dei paesi Brics a Kazan, in Russia. Teheran cerca di non mostrarsi isolata e la stessa agenzia di stampa Tasnim comunica che l'Iran rinforzerà i legami con tutti i suoi alleati in Medio Oriente creando «una struttura di difesa comune i cui membri siano obbligati a sostegno reciproco in caso di attacchi da parte di Israele o degli Stati Uniti.