Il compositore

Mozart sorprende ancora, l'ultima serenata: una scoperta che risale all'adolescenza

Giordano Tedoldi

Non è raro che una partitura, che giaceva sepolta da secoli in qualche archivio, o biblioteca, o soffitta, o cantina, venga alla luce per l’opera deliberata o casuale di qualche detective musicale. Abbastanza clamoroso però è che la partitura ritrovata sia opera di uno dei grandi maestri della musica occidentale, com’è appena accaduto, emergendo dai pozzi inesauribili della veneranda biblioteca musicale di Lipsia - ricordiamo che Lipsia è una delle capitali della musica, qui ha vissuto l’ultima stagione della sua vita Bach (e vi è sepolto), qui Mendelssohn diresse l’orchestra del Gewandhaus, una delle prime finanziate dal ceto borghese, svincolata dalle corti, plasmandola nel prototipo dell’orchestra moderna, qui nacque Wagner, e si potrebbe continuare - grazie alle ricerche dei compilatori dell’ultima edizione del celeberrimo catalogo Köchel, che raccoglie tutte le opere di Mozart.

SETTE MOVIMENTI

Si tratta dunque del manoscritto, non nella mano di Mozart ma probabilmente copiato da un originale intorno al 1780, di un trio per archi che si suppone composto dal grande salisburghese nella sua già geniale fanciullezza o adolescenza, quando aveva tra i dieci e i tredici anni. Il trio, che nel manoscritto porta il titolo, in inchiostro marrone scuro, di “Serenate ex C”, viene dalla collezione di Carl Ferdinand Becker (1804-1877), organista e compositore lipsiense, ed è suddiviso in sette piccoli movimenti quelli che si possono definire miniature -, per una durata complessiva di dodici minuti. Nella nuova edizione del catalogo delle sue opere, la serenata è intitolata “Ganz kleine Nachtmusik”, Piccolissima musica notturna, che ricalca il titolo di una delle opere più celebri di Mozart, “Eine kleine Nachtmusik”, Una piccola musica notturna.

Il fatto che quest’ultima sia stata composta da un Mozart già trentunenne, mentre la “piccolissima” con tutta probabilità risalga ad anni molto precedenti, non deve ingannare, come sanno bene tutti coloro che amano Mozart, in particolare i musicisti. Già il geniale pianista Glenn Gould, che aveva idee molto peculiari su Mozart, affermava che, teatro musicale a parte, i suoi capolavori si trovano nelle opere scritte quand’era bambino o poco più, e che successivamente, piegandosi alle mode più esteriori del virtuosismo concertistico, la sua musica si fece più frivola e superficiale, più esibizionistica.

Opinioni molto controverse e con le quali è difficile concordare, ma che hanno un nocciolo di verità. Anche il grande direttore d’orchestra austriaco Karl Böhm, che ha lasciato incisioni mozartiane imprescindibili, aveva un debole per un capolavoro del primissimo Mozart, nientemeno che la sinfonia numero uno, scritta a otto anni! Affermando, non senza fondamento, che già in quella prima prova sinfonica Mozart mostrava una profondità e addirittura una tragicità incredibili per un bambino, con sonorità cupe che richiamano molto da vicino quelle, estreme, dell’incompiuto Requiem.

 

 

 

STASERA LA “PRIMA”

Inoltre, proprio nel genere, apparentemente leggero e poco impegnativo, delle serenate, dei notturni, dei divertimenti- genere cui appartiene anche questo trio appena rinvenuto Mozart ha saputo miracolosamente congiungere la finezza e l’eleganza inarrivabili che gli sono proprie, e che sono per così dire di prammatica in questo genere di composizioni, con una profondità e uno spessore artistico senza precedenti. Con lui, le serenate, i divertimenti, queste musiche concepite come semplici intrattenimenti da suonare spesso all’aperto o comunque in occasioni conviviali, dove il pubblico non era certo seduto, immobile e dedito a un ascolto continuo e attento, diventano piccoli gioielli in cui l’arte più elevata si concentra nella massima densità ed essenzialità.

Per non parlare di quelle occasioni in cui Mozart decise di sfondare, per così dire, i limiti della forma, creando opere come la Serenata numero 10, detta “Gran Partita”, un capolavoro di circa 50 minuti, uno dei vertici della musica classica occidentale alla stessa stregua della Nona di Beethoven. Beati dunque gli ascoltatori che, oggi, al Teatro dell’Opera di Lipsia, assisteranno alla prima esecuzione dell’inedito.