Il commento

Se pure la Bundesbank molla Volkswagen

Sandro Iacometti

La notizia gli è arrivata mentre era in Uzbekistan, in visita ufficiale su invito del presidente Shavkat Mirziyoyev. Ma la lontananza non deve aver attutito il colpo. La sferzata contro il cancelliere Olaf Scholz, infatti, non è arrivata dall’opposizione politica. O da qualche esponente dell’Afd ringalluzzito dai recenti risultati elettorali.

A mettere in discussione la capacità del premier tedesco di rimettere il Paese sui binari è stata la potente Bundesbank, istituzione assai rispettata in Germania e solitamente allineata sulle posizioni del governo, di qualunque colore esso sia. Ma a maggior ragione ora, considerato che il capo della banca centrale Joachim Nagel, stimato economista con un passato alla Banca dei regolamenti internazionali, alla Kfw, la banca statale per lo sviluppo della Germania e 17 anni passati proprio alla Bundesbank, è un membro dell’Spd, il Partito socialdemocratico tedesco di Scholz. Insomma, il suo non è davvero uno sgambetto politico.

 

 

Dopo i continui dati macroecnomici negativi e, soprattutto, il terremoto in Volkswagen, vanto ed orgoglio della Germania, che nelle scorse settimane ha ventilato la possibilità di chiudere due fabbriche nel Paese, e sarebbe la prima volta negli 87 annidi storia del marchio, e qualche giorno fa ha stracciato l’accordo siglato con gli operai, che impediva licenziamenti non concordati fino al 2029, Nagel non è più riuscito a tenere la bocca chiusa.

Secondo il presidente della Bundesbank sono necessari «maggiori sforzi» per far riprendere l’economia tedesca dal suo attuale stato di debolezza. «La crescita economica è piatta, forse sarà allo 0% alla fine dell’anno, forse un po’ più alta, forse un po’ più bassa”, ha detto ieri Nagel intervenendo all’open day della banca centrale tedesca a Francoforte. «Ora dobbiamo fare uno sforzo per tenere sotto controllo i problemi economici che abbiamo, i problemi strutturali», ha detto Nagel. I temi fondamentali sono le infrastrutture pubbliche, la digitalizzazione e la demografia. “Sfortunatamente, abbiamo una popolazione che invecchia - ha detto -.

Dobbiamo cercare di capire come riusciamo a far entrare persone qualificate in posti di lavoro in cui soffriamo chiaramente la problematica demografica». Del resto, l’economia tedesca ha subito una frenata inattesa nel secondo trimestre e praticamente tutti gli economisti sono molto diffidenti sulle prospettive per il 2024, prevedendo una crescita annua di appena lo 0,1%. Di più, la scorsa settimana l’Istituto Ifo ha tagliato ulteriormente le previsioni di crescita. Si aspetta ora una crescita zero del PIL 2024, rispetto al +0,4% indicato in precedenza, ed una crescita dello 0,9% nel 2025, anziché l'1,5% indicato nelle precedenti stime. «L'economia tedesca è bloccata e langue nella depressione» ha detto senza mezzi termini Timo Wollmershauser, a capo del dipartimento “Forecasts” dell'Ifo.

Di qui le preoccupazioni di Nagel, secondo cui non ci sono «soluzioni rapide o facili» alle sfide attuali. «Il progresso economico, la competitività», ha aggiunto, «richiedono uno sforzo congiunto da parte di tutti noi». Il banchiere centrale ha anche messo in guardia contro «coloro che spesso pensano di avere le soluzioni semplici a portata di mano. Se guardi da vicino» i problemi, «vedi che queste non sono affatto soluzioni», ha detto Nagel, e «l’attuazione di questi suggerimenti peggiorerebbe le cose». Per la Germania, e per scholz, si mette sempre peggio.