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Russia, "politiche sovversive e spionaggio": nel mirino 6 diplomatici inglesi

L'ultima mossa di Vladimir Putin: sotto accusa finiscono sei diplomatici inglese, accusati di spionaggio. Ai sei, si apprende, è stato ritirato l'accredito. La decisione del ministero degli Esteri, riferisce l'agenzia Ria Novosti, è stata presa in seguito a indagini del servizio d'intelligence interno, il famigerato Fsb. Quest'ultimo sostiene che il ministero degli Esteri di Londra è responsabile di "politiche sovversive nei confronti della Russia e in Paesi che facevano parte dell'Unione Sovietica". Sempre stando all'Fsb, dopo l'inizio del conflitto in Ucraina, la Direzione del Foreign Office per l'Europa orientale e l'Asia centrale "è stata trasformata in un servizio speciale il cui scopo principale è infliggere una sconfitta strategica alla Russia". Dunque, sulla base delle indagini, l'Fsb sostiene che "le attività di diplomatici britannici inviati a Mosca da questa Direzione pongono una minaccia alla sicurezza della Russia". Una mossa, quella del Cremlino, destinata a far salire ulteriormente la tensione a livello internazionale.

Pronta la risposta di Londra, che smentisce quanto sostenuto da Mosca. "Le accuse mosse oggi dall'Fsb contro il nostro personale sono completamente infondate": così un portavoce del Foreign Office britannico, dopo le accuse di spionaggio formulate dal servizio di sicurezza russo nei confronti di 6 dipendenti dell'ambasciata del Regno Unito a Mosca. "Le autorità russe hanno revocato l'accreditamento diplomatico di sei diplomatici britannici in Russia il mese scorso a seguito delle azioni intraprese dal governo britannico in risposta alle attività dirette dallo Stato russo in Europa e nel Regno Unito", ha rimarcato il portavoce così come rilanciato Sky News. "Non ci scusiamo per la tutela dei nostri interessi nazionali", ha concluso

Successivamente Dmitri Peskov, portavoce di Putin, ha chiarito che l'accusa non determinerà un'interruzione delle relazioni diplomatiche tra Russia e Gran Bretagna: le parole di Peskov sono state rilanciate dalla Tass. "Non si conducono discussioni su questo", ha aggiunto il portavoce rispondendo a una domanda su "quanto Russia e Gran Bretagna siano vicine alla rottura delle relazioni diplomatiche".

Dunque, l'altro fronte, le minacce dello zar Putin circa l'uso di missili forniti da paesi Nato da parte dell'Ucraina in territorio russo. Sempre Peskov ha affermato che la dichiarazione di ieri, giovedì 12 settembre, di Putin sul possibile uso in Russia di missili di fabbricazione occidentale da parte delle forze ucraine "è estremamente chiara, inequivocabile e non consente doppie letture. Non abbiamo dubbi che questa dichiarazione abbia raggiunto i suoi destinatari", ha aggiunto il portavoce, citato da Ria Novosti. Alla vigilia, il presidente della Federazione russa aveva affermato che se i Paesi Nato daranno all'Ucraina il permesso di lanciare missili a lunga gittata in territorio russo, questo significherà che "combattono con la Russia e che Mosca, di conseguenza, prenderà decisioni appropriate". Una minaccia esplicita di guerra alla Nato.

Sul punto, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito la posizione del nostro Paese: "L'Italia non ha autorizzato l'uso di materiale militare italiano fuori dall'Ucraina", ha ribadito rispondendo ad una domanda sul possibile ok da parte dei Paesi occidentali all'uso da parte di Kiev di missili a lungo raggio contro il territorio russo. "Non siamo in guerra con la Russia, ma difendiamo il diritto dell'Ucraina ad essere indipendente. Per questo siamo senza se e senza ma dalla parte di Kiev", ha concluso il titolare della Farnesina