La decisione

Germania, "controlli e respingimenti a tutte le frontiere": la mossa che terremota l'Europa

La Germania rafforza i controlli a tutte le sue frontiere a partire da lunedì 16 settembre: ad annunciarlo la ministra dell'Interno tedesca Nancy Faeser, la quale ha spiegato che le nuove misure - più stringenti - saranno in vigore per almeno sei mesi. Alla base di questa decisione non solo l'intenzione di limitare la migrazione irregolare, ma anche e soprattutto quella di proteggere la sicurezza interna dalle minacce del terrorismo islamico e della criminalità transfrontaliera, che proprio di recente hanno causato un aumento degli episodi di violenza all'interno del Paese. L'ultimo risale a due settimane fa ed è l'attacco di Solingen rivendicato dal gruppo dello Stato Islamico.

"Stiamo rafforzando la sicurezza interna e continuando la nostra dura lotta contro l'immigrazione irregolare - ha sottolineato la ministra tedesca -. Fino a quando non ci sarà un nuovo sistema europeo comune di asilo e una protezione più forte delle frontiere esterne dell'Ue, saranno necessari controlli più forti alle frontiere nazionali". A promettere un intervento in questa direzione era stato il cancelliere in persona, Olaf Scholz, dopo l’attentato islamista di Solingen. 

 

 

 

La ministra, inoltre, avrebbe già notificato questa decisione alla Commissione Europea, come riportato inizialmente da Business Insider. Berlino, in ogni caso, da tempo sta inviando segnali su questo fronte: in un'intervista dello scorso fine settimana con la tv pubblica Ard, Scholz aveva parlato della necessità di ripensare e rivedere ben vent’anni di politica migratoria in Germania. Un altro punto su cui il governo tedesco vorrebbe intervenire, infatti, sono i respingimenti dei migranti alle frontiere. A tal proposito, il ministero dell’Interno avrebbe sviluppato un "modello per respingimenti conformi al diritto europeo ed efficaci".

Per Berlino, comunque, non sarà facile portare a termine questi piani. L’Austria ha già fatto sapere che non prenderà indietro uno solo dei richiedenti asilo che, per regolamento Ue, devono chiedere la protezione nel primo Paese Ue in cui approdano. E anche l’Italia, dalla quale negli ultimi due anni sono arrivate 20mila persone, ha sospeso in modo unilaterale i rimpatri.