La crisi dell'automotive

Volkswagen ha perso 500mila auto: Germania a piedi

La pioggia di fischi nella grande fabbrica di Wolfsburg non ha impedito ai manager del colosso automobilistico tedesco di sbattere in faccia ai dipendenti (circa 16mila i presenti sui 120mila totali impiegati in Germania) la realtà. Colpi non facili da incassare, ma forse meglio delle balle che tanti capi azienda rifilano spesso a lavoratori, politici e opinione pubblica.

La domanda di automobili in Europa non si è ripresa dalla pandemia Covid, con le consegne in calo di circa due milioni di pezzi, e la Volkswagen da sola, ha spiegato il cfo Arno Antlitz, accompagnato dal capo Oliver Blume e da altri vertici dell’azienda, ha perso vendite per circa «500mila auto, l'equivalente di due stabilimenti». L’allarme, in realtà, è scattato per tre impianti, tutti in Bassa Sassonia: Osnabrück, Emden e Braunschweig. Ma forti preoccupazione ci sono anche per i siti in Sassonia di Zwickau, Chemnitz e Dresda.

L’ipotesi di una chiusura non è solo drammatica per i lavoratori coinvolti e per le loro famiglie. È uno shock per l’intero Paese, un cataclisma epocale. Sarebbe la prima volta dal 1998 che uno stabilimento scompare completamente. Ma si trovava a Westmoreland, negli Stati Uniti. In 87 di storia del marchio nessuna fabbrica è mai stata chiusa in Germania (...)

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