Scelta contestata
Macron nomina premier Barnier, sinistra in rivolta: "Elezioni rubate, tutti in piazza"
Il nuovo disastro di Emmanuel Macron. Il presidente francese ha nominato premier Michel Barnier, esponente di destra di lungo corso. L'ultimo tentativo, estremo, di sbarrare la strada prima al Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, uscito vincitore alle elezioni europee di giugno (la sera stessa, Macron aveva annunciato, non a caso, lo scioglimento delle camere), e poi alla sinistra, che un mese dopo era risultata la sostanziale artefice della sconfitta della Le Pen al secondo turno delle legislative, grazie agli accordi di desistenza fatti con i liberali del presidente.
Dopo uno stallo lungo due mesi, ecco dunque la soluzione dell'Eliseo. Barnier è stato ministro degli Esteri ed ex Alto Commissario europeo. Secondo Macron, è l'uomo giusto per un governo "di unità nazionale", considerato che numeri alla mano non c'è una chiara maggioranza all'Assemblea Nazionale. L'ex negoziatore dell'Unione Europea per la Brexit ha avuto un colloquio con Macron. E' stato poi visto lasciare l'Eliseo dopo l'incontro e il presidente lo ha salutato con una stretta di mano. Il Capo dello Stato "si è assicurato" che Barnier soddisfi le condizioni di stabilità e il più ampio consenso possibile e gli ha chiesto di "formare un governo di unità per servire il Paese". Barnier, il primo ministro più anziano della V Repubblica succede così a Gabriel Attal, 35 anni, che era il più giovane. Dovrà cercare di formare un governo che possa sopravvivere alla censura parlamentare, per porre fine alla più grave crisi politica degli ultimi decenni.
"Esigeremo che il nuovo capo del governo rispetti gli 11 milioni di francesi che hanno votato per il Rassemblement National e che rispetti le loro idee", ha accolto la notizia la Le Pen. "Saremo attenti al progetto che porterà avanti e attenti a garantire che le aspirazioni dei nostri elettori, che sono un terzo dei francesi, vengano ascoltate e rispettate". Il Rassemblement national, ha aggiunto Bardella, "giudicherà" sulla base del "discorso di politica generale".
Decisamente più tese le reazioni dalla sinistra, interlocutore obbligato di Macron e "tradito". Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, parla letteralmente di "elezioni rubate" e chiede "la più potente mobilitazione possibile". "La negazione della democrazia ha raggiunto l'apice: un premier del partito che è arrivato quarto e non ha nemmeno partecipato al fronte repubblicano. Entriamo in una crisi del regime", aggiunge su X Olivier Faure, segretario del Partito socialista francese. "Michel Barnier non ha nè legittimità politica nè repubblicana. Questa situazione estremamente grave non è accettabile per i democratici che siamo. Per questo motivo il gruppo socialista censurerà il governo di Michel Barnier". È questa la posizione ufficiale del Partito Socialista, di fatto una dichiarazione di guerra all'Eliseo.