Barbarie

Hamas? Sono belve e non possiamo dimenticarlo

Chissà se qualcuno avrà ancora il coraggio di chiedersi come mai qui a Libero – per parlare di Hamas – usiamo da sempre l’espressione “belve”. E che altra parola vuoi scomodare? Come vuoi descrivere la mente e l’anima di chi spara un colpo in testa a sei prigionieri innocenti, e lo fa sadicamente a un passo dalla loro possibile liberazione?

Hanno vigliaccamente rapito dei giovani durante una festa musicale, perché non bastava il bagno di sangue già compiuto nelle ore precedenti. Li hanno tenuti sequestrati per undici interminabili mesi, sottoponendoli a violenze indicibili. Hanno imposto a loro e alle famiglie uno stillicidio di sofferenze. Ma alle belve non è sembrato sufficiente: e, nell’imminenza della possibile liberazione, li hanno definitivamente freddati.

Segnatevi questi nomi, e impariamoli insieme a memoria, affinché non restino solo un tragico numero: Carmel Gat, Eden Yerushalmi, Hersh Goldberg -Polin, Alexander Lobanov, Almog Sarusi e Ori Danino. Vi racconto la storia dell’ultimo, Ori, che era miracolosamente riuscito a mettersi in fuga dall’aggressione fatale al Nova Festival, il 7 ottobre (...)

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