Kamala Harris, il camper degli aborti fuori dalla convention dem a Chicago
Per festeggiare la nomination di Kamala Harris, a Chicago arriva uno scannatoio mobile di bambini. L’annuncio di Planned Parenthood Great Rivers of St. Louis, l’organizzazione abortista più nota degli Stati Uniti, ovviamente camuffa l’iniziativa presentandola come un servizio perla «salute riproduttiva» offerto gratuitamente a tutte le donne.
Sembra addirittura beneficenza, presentato così. In realtà, invece che di una struttura sanitaria, si tratta di un pullman trasformato in clinica per aborti, vasectomia e contraccezione d’emergenza, cioè la pillola del giorno (o dei giorni) dopo. Là si possono fare a pezzi i nascituri nel grembo materno e poi andare subito ad acclamare l’attuale vicepresidente degli Stati Uniti, magari cantando slogan contro Donald Trump, per accusarlo di calpestare i diritti umani.
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L’appuntamento è in un parcheggio nei dintorni del West Loop, vicino al luoo dove si svolge la Convenzione Nazionale Democratica. Ma per accedere bisogna fissare una data e un orario e la lista delle prenotazioni è già strapiena.
Si era detto che, dopo il ribaltamento della sentenza Roe v Wade da parte della Corte Suprema il 25 giugno 2022, l’interruzione di gravidanza sarebbe stata proibita in tutto il territorio Usa. A giudicare dall’intensità dell’attivismo politico pro-choice, ormai «sfrenato» e «frontale» perfino secondo il New York Times, pare proprio di no.
«L’aborto sarà il messaggio di queste elezioni e sarà in questo modo che daremo forza agli elettori. Sarà questo a permetterci di vincere», aveva detto Jenny Lawson, direttrice esecutiva di Planned Parenthood Votes due mesi fa, prima che Joe Biden si ritirasse dalla corsa verso la Casa Bianca, impegnandosi a far rieleggere lui e le sue liste di candidati con uno sforzo finanziario da 40 milioni di dollari. Tanto confidano di riprenderseli con gli interessi in una partita di giro, intascando fondi pubblici, sempre che i Democratici conquistino la maggioranza dei seggi al Congresso americano.
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All’interno del campo progressista, tuttavia, rimangono molti punti da chiarire. La stessa Harris ultimamente aveva fatto brevemente cenno al problema dell’ingiustizia razziale per quanto riguarda la salute materna e riproduttiva. Le serie statistiche in effetti forniscono un quadro piuttosto sconsolante: la stragrande maggioranza delle donne che ricorrono all’aborto (e quindi anche dei non nati), sono di origine afroamericana. E la fondatrice di Planned Parenthood, Margaret Sanger, prima di buttarsi a sinistra, un secolo fa aveva trovato un alleato nel Ku Klux Klan, più che mai desideroso di contribuire a ridurre la popolazione di colore attraverso il controllo delle nascite e la sterilizzazione, anche forzata.