Guerra

Kursk, ucraini su carri tedeschi. Anche a Berlino è scontro

Pietro Senaldi

Lo scenario della guerra russo-ucraina si sta complicando, non solo sotto il profilo militare ma anche, e molto, sotto quello diplomatico. Con l’Unione Europea spettatrice, non inerme ma imbelle. L’esercito di Kiev controlla 28 località in territorio russo. Vladimir Putin non nasconde la gravità della situazione: prevede di subire ulteriori attacchi, anche oltre la zona di Kursk, tanto che nelle ultime ore ha fatto evacuare 120mila persone,annuncia vendetta e, soprattutto, accusa l’Occidente di combattere attraverso l’Ucraina una guerra a Mosca con armi della Nato.

Lo zar usa l’offensiva di Zelensky per boicottare le trattative di pace, che fino a poche settimane fa, dopo il tour mondiale di Viktor Orbán dalla Russia all’Ucraina, dagli States alla Cina, sembravano possibili. Negli Stati della Ue, Italia in testa,l’offensiva ucraina ha scatenato i paci-putinisti, grillini in prima fila, nell’attacco ai rispettivi governi che sostengono l’Ucraina inviando armi. Magra consolazione, la polemica non riguarda solo noi. Il fronte atlantista europeo, fatta salva la Gran Bretagna, che ieri ha ribadito che «l’offensiva di Kursk non cambia il sostegno di Londra a Kiev», ha più nemici nelle rispettive patrie che al fronte.

Emblematica la dichiarazione ufficiale rilasciata ieri dal governo tedesco: «Non abbiamo ricevuto preavvisi sull’offensiva ucraina in territorio russo. In ogni caso, è saggio fare commenti ufficiali sulla situazione attuale, che è molto fluida, e questo vale anche per l’uso di specifici sistemi di armi». L’invocazione di una sorta di segreto di Stato su quello che in realtà è un segreto di Pulcinella fotografa la delicatezza del momento. È certo che Berlino, come Roma, Parigi e tutte le capitali dell’Unione, non sono state allertate sul blitz dei soldati di Zelensky, come è ancora più sicuro che il leader ucraino non abbia agito da solo ma abbia ricevutoil vialibera, se nonaddirittura un caldo invito a penetrare in territorio russo, da Washington e che Londra ne sia stata informata per tempo.

Filmati dal fronte hanno documentato che nella zona di Kursk, con le uniformi dell’esercito ucraino stanno operando militari anglosassoni, quali coordinatori, istruttori, forse anche mercenari, i quali però sono anche di nazionalità francese, delle Repubbliche Baltiche e dell’Europa dell’Est. Quanto alle armi, Berlino sorvola su quello che tutti sanno: i carri armati e i mezzi cingolati usati da Zelensky a Kursk sono gli americani Stryker e Bradley ma anche i tedeschi Marder, impegnati oggi sullo stesso fronte e negli stessi luoghi dove, ormai oltre ottant’anni fa, la Wehrmacht perse la battaglia che fece svoltare le sorti della Seconda Guerra Mondiale. Come tedeschi sono anche gli obici con cui gli ucraini bombardano i russi oltre la linea del fronte.

La Germania mantiene riserbo e prudenza nelle dichiarazioni anche perché deve fare i conti con una popolazione interna che conta tra i cinque e i sei milioni di cittadini di origine turca, Paese della Nato ma in maniera piuttosto ambigua, sia nello scenario medio-orientale sia in quello russo, ormai sempre più legati tra loro. La qual cosa però non ha impedito al governo di avallarel’utilizzo da parte degli ucraini di armi tedesche in territorio russoin quanto «secondo il diritto internazionale Kiev è libera di scegliere le opzioni».

Una posizione che ricalca quella presa pochi giorni fa dall’Unione Europea. L’Italia è in una condizione a lmomento più facile diplomaticamente, visto che le truppe di Zelensky di certo non stanno utilizzando nostre armi a Kursk. Discorso diverso per le munizioni, delle quali al momento non si sa nulla. Per quanto riguarda lo sviluppo bellico nel breve periodo, è probabile che Kiev cercherà di restare il più a lungo possibile con gli stivali sul territorio nemico, tentando anche di allargare l’area di controllo, anche se le diplomazie europee si ostinano a definire il blitz «non di lunga durata». La controffensiva è invece di ampio respiro, visto che ha registrato anche attacchi in profondità contro infrastrutture energetiche in Russia, distruzione di scorte di armamenti aeronautici e perfino l’affondamento di un sommergibile di Putin nel porto di Sebastopoli, in Crimea. L’operazione inizialmente ha coinvolto un migliaio di soldati, le migliori forze a disposizione dell’Ucriana ,ma il contingente è stato poi aumentato a tremila unità. Questo, in una situazione di oggettiva carenza di uomini, scopre altre parti del fronte, dove si presume si concentrerà la risposta annunciata da Putin.

Nell’attesa, Kiev sta evacuando decine di migliaia di persone. Di certo, gli intenti di Zelensky, e di Washington, più che di natura strettamente militare sono politici: una ferita allo zar ma anche, si dice, un modo per guadagnare posizioni e forza in vista di una futura pace che, in caso di avvicendamento alla Casa Bianca nel gennaio 2025, Donald Trump ha promesso e dato per scontata. Anche per questo l’amministrazione Biden avrebbe sollecitato l’azione di Kiev. La storia dirà se il calcolo strategico è giusto o sbagliato.