Usa

Kamala Harris è disperata: cosa ha copiato da Trump, grande imbarazzo

Maurizio Stefanini

Nella prima intervista dopo il ritiro, Joe Biden, che si è anche fatto fotografare in bicicletta e in spiaggia a Gordons Pond State Park, nel Delaware, afferma alla Cbs che «alcuni dei miei colleghi democratici alla Camera e al Senato pensavano che li avrei danneggiati nelle elezioni», spiegando che, riguardo alla performance nel dibattito con Trump che ha portato alla sua sostituzione, «ho avuto una giornata davvero brutta perché ero malato, ma non ho problemi seri». Eppure, nello stesso sondaggio del New York Times che dà Kamala Harris in testa negli Stati chiave di Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, c’era un quesito a cui il 54% degli elettori ha risposto disapprovando il modo in cui Biden ha fatto il presidente. Kamala semba andare meglio (sebbene gli elettori intervistati abbiano dichiarato di preferire Trump su economia e immigrazione), ma in un comizio a Las Vegas si è messa a imitare Donald quando ha promesso di «togliere le tasse sulle mance», oltre a «aumentare il salario minimo».

Intanto, si accende il dibattito tra i candidati alla vicepresidenza. «I democratici possono chiamarmi strano, mi possono chiamare come vogliono, è solo un modo per distrarre gli americani dalle loro politiche», ha detto alla Cnn il repubblicano JD Vance, che ha invece rigirato l’etichetta sul democratico Tim Walz. «Basta guardare come ha trattato la moglie dopo la sua nomina sul palco: una stretta di mano, non l’ha neanche abbracciata». E poi, sul caso della mancata presenza in guerra in Iraq, Vance (per 4 anni nei Marines, sei mesi in Iraq) aggiunge: «Non sto criticando il servizio militare di Walz: sto criticando il fatto che abbia mentito per un guadagno politico».

 


«Walz non insulterebbe mai o sminuirebbe il servizio di nessun americano a questo Paese, anzi, ringrazia il senatore Vance per aver messo la sua vita in gioco», ha puntualizzato Lauren Hitt, portavoce della campagna della Harris. Polemica anche sul fatto che Walz si trasferì in Cina il giorno del massacro di Tienanmen, per insegnare. Walz ribatte che, da politico, «si è opposto al Partito comunista cinese», lottando «peri diritti umani e la democrazia».