Patrimonio in vendita
Grecia, 5mila euro per una visita privata all'Acropoli. Scoppia la polemica
Troppa gente attorno mentre si ammira la bellezza della storia? Troppi ragazzini che schiamazzano mentre si cerca di entrare nell'atmosfera del luogo? Niente paura, basta pagare e spariranno. I primi visitatori a tirare fuori dal portafogli 5mila euro per liberarsi dal fastidio sono stati una coppia di russi a inizio luglio. Poi sono stati emessi altri sette biglietti per altrettanti gruppi di turisti che non hanno badato a spese per assicurarsi una esclusiva visita in solitaria al sito archeologico dell'Acropoli di Atene. Si tratta di alcune famiglie, delle coppie e, in un caso, un visitatore singolo che si sono prenotati per "The Acropolis experience", questo il nome dell'offerta del ministero della Cultura greco. Un'esperienza decisamente cara e non alla portata di tutte le tasche che ha scatenato polemiche e proteste dell'opposizione e dell'Associazione degli archeologi greci che ha definito l'iniziativa "anti-democratica".
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Un caso simile si era già verificato in Italia nel 2016, quando Dario Franceschini, allora Ministro dei Beni Culturali, introdusse visite esclusive al Colosseo. Anche in quell’occasione, si levò un coro di critiche contro la trasformazione di un patrimonio pubblico in un’esperienza per pochi, erodendo il principio di inclusività che dovrebbe caratterizzare la cultura. La proposta di visite private all'Acropoli, come quella all'Anfiteatro Flavio, sono esempi di una tendenza preoccupante: l'accesso ai tesori culturali mondiali sta diventando un privilegio solo per chi può permetterselo in un'epoca in cui le disuguaglianze economiche sono sempre più marcate, è essenziale proteggere l'accesso democratico ai simboli culturali che appartengono a tutti. L'iniziativa potrebbe sembrare un modo innovativo per fare cassa e attirare un visitatori vip, ma rischia di minare il valore universale di siti come l'Acropoli e il Colosseo che non dovrebbero essere ridotti a beni di lusso. La cultura e la storia appartengono all'umanità intera, e il loro accesso non dovrebbe mai essere subordinato al potere d'acquisto.
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Per ora il sito archeologico greco sarà a disposizione dei facoltosi visitatori tre giorni a settimana e fuori dagli orari di apertura canonici, quindi dalle 7 alle 9 e dalle 20 alle 22, e solo fino al 31 ottobre ma c'è il rischio che anche per questi luoghi simbolo l'obiettivo diventi "minima spesa, massima resa". Che succederà se l'iniziativa avrà successo e incrementerà significativamente le entrate? Diminuiranno i giorni di chiusura al pubblico "normale"? Quanti operatori dell'area archeologica rimarranno senza lavoro? Il licenziamento sarà giustificato dal calo dei visitatori? Bisognerebbe consultare l'oracolo greco per avere risposte.
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