Veleni americani
Elon Musk accusa Google: "Interferenza elettorale contro Trump"
Un Elon Musk a gamba tesa su Google e sulle elezioni presidenziali americane di novembre. Il proprietario di X e pluri-miliardario ha accusato il colosso del web Google di interferenze indebite sulla campagna in vista del voto che vedrà contrapposti da un lato il candidato repubblicano Donald Trump e dall'altro, con ogni probabilità (manca solo l'investitura ufficiale) la vicepresidente Kamala Harris, al posto del presidente democratico uscente Joe Biden.
"Wow, Google ha vietato la ricerca del presidente Donald Trump! Interferenza elettorale?" ha scritto Musk su X, allegando al suo messaggio un fermo immagine che mostra che quando si digita "presidente Donald" nella barra di ricerca, i suggerimenti del browser sono "presidente Donald Duck" e "presidente Donald Re(a)gan".
Nel frattempo, sempre Musk ha pubblicato su X un video manipolato su Kamala Harris ed è stato aspramente criticato per non avvertito i suoi follower che si trattava di un video falso. Il filmato pubblicato da Musk modifica l'audio originale con una voce che imita in modo convincente il vicepresidente. "Io, Kamala Harris, sono il vostro candidato democratico alla presidenza perché Joe Biden ha finalmente rivelato di essere rimbambito nel dibattito", dice la voce nel video, che assicura anche che Harris è stata scelta per soddisfare le quote di "diversità" per essere una donna di origine indiana e giamaicana. In una dichiarazione in risposta al video, una portavoce della campagna di Harris si è scagliata contro Musk e l'ex presidente Donald Trump: "Crediamo che il popolo americano voglia la vera libertà, opportunità e sicurezza che il vicepresidente Harris offre, non le bugie false e manipolate di Elon Musk e Donald Trump".
Il video è stato originariamente pubblicato dall'account YouTube chiamato "Mr Reagan", che lo ha etichettato come una parodia. Tuttavia, quando Musk ha condiviso la registrazione, che domenica sera era già stata vista 138 milioni di volte, ha scritto: "Questo, è fantastico" con un'emoji ridente, senza menzionare che il contenuto era falso. L'azione di Musk potrebbe aver violato le politiche di X, che stabiliscono che gli utenti "non possono condividere contenuti sintetici, manipolati o fuori contesto che potrebbero fuorviare o confondere le persone e causare danni".
Negli scorsi giorni, invece, lo stesso Musk aveva smentito la notizia secondo cui avrebbe donato 45 milioni di dollari al mese per la campagna elettorale di Trump, diffusa la scorsa settimana dal Wall Street Journal. In un'intervista rilasciata al commentatore Jordan Peterson, il ceo di Tesla ha chiarito: "Ciò che è stato riportato dai media semplicemente non è vero", spiegando che le sue donazioni saranno di "un livello molto più basso". Quella del magnate in realtà è stata la seconda smentita, inerente la donazione. La prima è arrivata subito dopo l'annuncio del WsJ con un post su 'X', in cui il magnate replicava con un meme "Fake Gnus". Musk ha spiegato che continuerà a sostenere il Pac (il comitato di azione politica fondato da lui assieme ad altri grandi donatori del partito repubblicano) ma con donazioni di entità molto inferiore rispetto a quanto annunciato dai media. Va anche detto però, che a lanciare la notizia del generoso contributo, era stato Donald Trump durante il comizio nel Michigan: "Elon mi dà 45 milioni di dollari al mese. Non 45 milioni di dollari: mi dà 45 milioni di dollari al mese. È una persona eccezionale", avrebbe detto l'ex presidente degli Stati Uniti.