Palla di vetro

Elliot Abrams: "Joe Biden incapace totale. Trump, occhio a Kamala Harris"

«Ora che Joe Biden si è fatto da parte non sono più così sicuro che per Donald Trump la corsa verso la Casa Bianca sarà come passeggiare su un prato».

Si spieghi meglio, professore.
«È successo tutto in fretta. Vi è ancora molta incertezza nel collocare gli eventi. Biden ormai era solo, lo avevano abbandonato in tanti. In più, si trovava in un evidente stato di salute precario. Pertanto, per il tycoon sarebbe stato come tirare un calcio di rigore a porta vuota».

Elliott Abrams scandisce le parole lentamente e con nettezza. S’intuisce che non intende essere equivocato in un momento in cui la corsa perla Presidenza degli Stati Uniti è improvvisamente mutata nel ritmo e nei personaggi. Da grande esperto di dossier nazionali e internazionali è consapevole che la politica americana quando sembra alle corde, giunge sempre il momento in cui si sviluppa una nuova e robusta strategia per conservare l’egemonia mondiale. Il professore, esponente di spicco della cultura neocon, è stato consigliere di Ronald Reagan per otto anni e successivamente assistente speciale di George W. Bush. Subito dopo l’attacco alle Twin Towers fu chiamato alla Casa Bianca, per assumere la funzione di direttore senior del Consiglio di sicurezza nazionale. Ora è membro del Council on Foreign Relations, uno dei più influenti think tank americani e insegna alla Georgetown University.

Con le dimissioni di Biden che cosa è cambiato?
«È evidente che il quadro complessivo è mutato. I Democratici, fino a ieri in stato confusionale, si stanno rapidamente unendo intorno alla figura della vice-presidente Kamala Harris, la quale non sembra che stia incontrando molti ostacoli all’interno dei democratici. La sorpresa arriva anche dal notevole e inaspettato sostegno finanziario che sta ricevendo».

Professore, ne sta parlando come se Kamala Harris fosse una candidata vincente.
«No. Non sto dicendo questo. Sono profondamente convinto che Donald Trump fra pochi mesi tornerà alla Casa Bianca. Ma deve avere contezza che la partita, dopo l’addio di Biden, va giocata fino in fondo, con meno slogan e più proposte concrete».

In Europa sono in tanti a temere una vittoria del tycoon.
«Girano a proposito di ciò che Trump voglia fare una volta giunto alla Casa Bianca un mucchio di sciocchezze. Nel suo primo mandato egli non ha, neppure minimamente, indebolito la Nato sia dal punto di vista economico che nella sua valenza strategica. Per onestà intellettuale, gli europei dovrebbero convenire che le sue richieste di maggiori spese militari trovavano un riscontro oggettivo. Alla fine tutto ciò ha portato a una valorizzazione del ruolo e a un rafforzamento delle funzioni operative. Detto questo, gli osservatori esperti, prima di pronunciarsi, aspettano di conoscere i nomi dei funzionari di vertice, in particolar modo quello del Segretario di Stato e della Difesa e quello di Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Posso dire, comunque, con certezza che Donald Trump non è un isolazionista».

Parliamo di Joe Biden. Quali sono stati gli errori più importanti commessi dalla sua Amministrazione?
«Sono stati così tanti che risulta complicato elencarli nel corso di un’intervista. Penso alla questione energetica. Gli Stati Uniti avevano e continuano ad avere la necessità di aumentare, e non di poco, la produzione di petrolio e di gas, mentre Biden ha cercato in molti modi di impedirlo, con ovvie ricadute sull’economia americana. Per tacere dei suoi comportamenti internazionali. Ha fornito le armi necessarie all'Ucraina con troppa indecisione, ha agito con estrema lentezza e inserendo continue restrizioni. La sua spesa interna ha creato un'inflazione elevata. Questa è solo la punta dell’iceberg. Si tratta soltanto di un decimo degli errori commessi».

Lei crede che Joe Biden dovrebbe lasciare la Casa Bianca prima della fine del mandato?
«È una domanda la cui risposta non è semplice. Qualora dovesse farlo, aiuterebbe sicuramente la campagna elettorale di Kamala Harris. In tal senso, sono scettico. Biden pur sapendo di godere di ottima salute continuerà a fare il presidente. Stiamo parlando di un uomo molto legato al potere. Nel suo discorso di addio ha detto che avrebbe meritato la rielezione. Purtroppo, andrà avanti ancora per altri sei mesi».