Fiato ai tromboni

Kamala Harris, chi si copre di ridicolo: "Bravissima ai fornelli!", "Che belle le Converse"

Tommaso Montesano

Mai nessuno come Kamala. In cucina, eh. Non bastava la raccolta fondi da record, i libri, la musica, il passato da procuratore, il boom di consenso sui social, l’appoggio entusiasta delle star di Hollywood, i sondaggi a gonfie vele (solo i primi, ma questa è un’altra storia). No, non bastava: nel libro delle meraviglie di Harris una pagina è occupata dai miracoli culinari della nuova capofila democratica.

«Nessun candidato così vicino alla Casa Bianca ha le capacità culinarie della vicepresidente», scrive il New York Times. Kamala, incredibile, «rompe un uovo con una sola mano ed esegue un’operazione di tritatura delle cipolle così buona da essere approvata persino dallo chef Tom Colicchio. La cucina di casa sua è dotata di padelle smaltate, di un fornello a gas e di un recipiente accanto ai fornelli che trabocca di spatole e cucchiai: l’arsenale di ogni cuoca casalinga competente».

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe

 

Insomma una divinità, questa Kamala. E sono passati appena quattro giorni dall’investitura del suo partito. Di questo passo, per la Convention di Chicago ci sarà qualcuno pronto a testimoniare di miracoli. Bisogna andare con ordine nell’aggiornamento delle virtù di Harris. Martedì sera i media italiani sono andati in sollùchero per il sondaggio Reuters/Ipsos che dava la candidata democratica in vantaggio di due punti su Trump (a livello nazionale).

C’è mancato poco per vedere le bottiglie di prosecco nelle redazioni dei giornali e negli studi dei tg: «Harris parte avanti nei sondaggi»; «Harris in corsa, primo sorpasso nei sondaggi». Ebbene, dopo quella rilevazione ce ne sono state altre sette: in cinque, Trump è in vantaggio e nelle ultime due, una di Economist/YouGov, l’altra di Cnn, l’ex presidente repubblicano avanti di tre punti (44%-41% il primo, 49%-46% il secondo). Non si segnalano titoloni né richiami enfatici. Anzi, nelle home page dei principali quotidiani non ci sono proprio numeri.

Secondo punto: a Repubblica ormai si sono innamorati di Kamala come star iconica erede di Barack Obama. Quattro giorni, ed è boom di tutto ciò che riguarda la vicepresidente: il berretto, le tazze da caffè, il manifesto che fa il verso a quello di Barack, la frase che le rivolgeva mamma Shyamala - «pensi di essere caduta da una palma di cocco?» perfino la serie The Simpsons: «In una punata storica la prima donna vicepresidente aveva abiti simili a Kamala». Altro che l’«irritante bigottismo repubblicano»: Harris «sta già conquistando la Generazione Z» grazie alla «falcata leggera» agevolata da «quelle Converse che fanno tanto Generazione X» (quella dei nati a cavallo tra gli Sessanta e Settanta). Ultimo tassello: le artiste pop al suo fianco. Per dire: Beyoncé «ha immediatamente concesso» ad Harris «l’uso della sua Freedom come inno della campagna».

Poi c’è la carta dell’immigrazione. Sulla Stampa, la scrittrice Igiaba Scego ricorda che al momento dell’elezione di Harris a vicepresidente, nel 2020, si festeggiò anche in un villaggio dell’India meridionale. Lì, infatti, era nato il nonno materno di Harris e quindi in fondo l’ascesa di Harris è un altro successo dell’«effetto India». Ovvero: «Sempre più persone di origine indiana o pachistana» raggiungono «ruolo apicali». Ci ha pensato Federico Rampini sul Corriere della sera, tre giorni fa, a rimettere a posto le cose.

Va bene l’immigrazione, ma la narrazione della biografia di Kamala è un’altra: «La storia dei genitori (una ricercatrice universitaria indiana discendente dalla casta privilegiata dei bramini; un celebre economista afro-giamaicano) è l’apoteosi di un “American Dream” costruito da élite di immigrati qualificati che diventano classe dirigente; il contrario dell’attuale ideologia politically correct».

La Stampa, così come il Corriere, ha ritirato fuori il libro-autobiografia scritto da Harris nel 2021: «Le nostre verità». Il quotidiano torinese ha pubblicato addirittura un estratto, dedicando al testo un’intera pagina. Titolo: «In passeggino alle manifestazioni. Mia mamma mi ha cresciuta così». Ma sono i soldi a galvanizzare di più i sostenitori dell’Asinello. «Il ritiro di Biden ha rivitalizzato i donatori democratici», scrive Repubblica. E su X la giornalista e conduttrice Myrta Merlino esulta: «81 milioni di dollari in meno di 24 ore. Forza Kamala!». Con tanto di emoticon con bicipite e bandierina a stelle e strisce.