A tenaglia

Joe Biden, il sondaggio-choc che ha sconvolto il presidente: così si arriva alla resa

Roberto Tortora

Le ultime tre settimane sono state fatali per Joe Biden. Non solo le sue precarie condizioni di salute, non solo il cinematografico fallito attentato a Donald Trump, ma anche i sondaggi in picchiata e le pressioni dei compagni Dem hanno portato il presidente Usa a decidere di abbandonare la corsa per la Casa Bianca. Il dibattito con l’avversario repubblicano, del resto, era già il chiaro segnale di sconfitta sicura. Da domenica è ufficialmente Kamala Harris la candidata democratica per la corsa alla Casa Bianca. Biden ha provato a resistere alle pressioni dei colleghi, si è fatto vedere in pubblico spesso, ma non ha potuto dir di no a figure come Nancy Pelosi, Barack Obama, Chuck Schumer e Hakeem Heffries, il gotha del Partito Democratico.

I sondaggi attuali, in vista delle elezioni di Novembre, danno Trump vincente praticamente in tutti gli Stati chiave. Obama ha mantenuto un silenzio assordante, parlando dietro le quinte solo con Pelosi, anche questo un chiaro segnale per Biden della morsa che si stringeva intorno a lui. E i donatori hanno chiuso i rubinetti, facendo mancare alla campagna elettorale quella linfa vitale per poter gareggiare alla pari con il rivale. Già il 2 Luglio, cinque giorni dopo il disastroso dibattito con Trump, il deputato Lloyd Doggett chiese pubblicamente il ritiro di Biden, dopo di lui sono arrivati i “finanziatori” a dissentire, come il co-fondatore di Netflix, William Reed Hasting.

 

Nemmeno l’intervista con George Stephanopoulos, anchor dell’Abc ed ex dell’aministrazione Clinton, ha riabilitato Biden. Il 10 Luglio anche l’attore George Clooney, uno dei maggiori donatori democratici e amico di Obama, ha detto basta. Così, anche un primo senatore, Peter Welch, è uscito allo scoperto. La gaffe dell’11 Luglio, poi, ha fatto precipitare letteralmente il presidente in carica: a conclusione del vertice NATO, Biden ha confuso il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, con Vladimir Putin. Il resto, poi, è storia, una storia che si conclude e che, probabilmente, farà tornare Donald Trump all’interno della stanza ovale.