Ora tocca a lei
Kamala Harris, chi è la probabile candidata. Per Trump "un'estremista di sinistra, mostro, collerica"
Tocca a lei. Ma sarà durissima. La vicepresidente Kamala Harris potrebbe scrivere una nuova pagina della storia degli Stati Uniti se riuscirà a candidarsi, con l'appoggio di Joe Biden - che lascia la corsa per il bis alla Casa Bianca - per candidarsi alla presidenza. Lo ha già fatto diventando, nel gennaio 2021, la prima donna, la prima afroamericana e la prima persona di origine asiatica a ricoprire la carica di vicepresidente del Paese. "Oggi voglio offrire il mio pieno appoggio e sostegno a Kamala come candidato del nostro partito quest'anno", ha dichiarato Joe Biden sul sito di social network X dopo aver annunciato il suo ritiro dalla campagna per la rielezione. E Donald Trump ha accolto la staffetta con entusiasmo: "Battere lei sarà ancora più semplice". Già, perché Kamala - anche per questioni relative ai finanziamenti della campagna elettorale - è l'erede designata, la più quotata a raccogliere all'ultimo la candidatura di Biden. Ma i dubbi su di lei, tra i dem e qualcuno sussurra anche per lo stesso Biden, sono parecchi. Non scalda i cuori, o almeno non a sufficienza se di fronte hai Trump, soprattutto dopo l'attentato di Butler.
In ogni caso, già nel marzo 2023, Biden aveva dichiarato che il suo vicepresidente aveva "infranto un soffitto di vetro dopo l'altro". Si è anche assicurato l'appoggio dell'ex presidente Bill Clinton e di sua moglie, l'ex segretario di Stato Hillary Clinton. "Faremo tutto il possibile per sostenerla" perché "nulla ci preoccupa di più per il nostro Paese della minaccia rappresentata da un secondo mandato di Trump. Ha promesso di essere un dittatore fin dal primo giorno", hanno sparato in un comunicato.
La 59enne vicepresidente racconta che da bambina manifestava per i diritti civili con il padre giamaicano, professore di economia, e la madre indiana, ricercatrice sul cancro al seno. Nel 2019, questa donna californiana ha attaccato aspramente Joe Biden per essersi opposto in passato a una politica che prevedeva il trasporto in autobus degli scolari neri nelle scuole dei distretti bianchi per porre fine alla segregazione razziale. "La bambina (sull'autobus) ero io", disse. Questo sfogo non ha salvato la sua fallimentare campagna elettorale, che è stata interrotta ancor prima del primo voto delle primarie. Joe Biden l'ha poi invitata a unirsi a lui, esponendola agli attacchi del suo avversario repubblicano Donald Trump. Nel 2020, il repubblicano l'ha definita "mostro" e "donna collerica". Insomma, un bersaglio semplice, per il tycoon.
Dopo il dibattito del 27 giugno, quello che di fatto ha segnato il destino di Biden, il milionario 78enne l'ha nuovamente attaccata. Un pignolo dei soprannomi per prendere in giro i suoi rivali, Trump l'ha chiamata "Kamala la gioviale" perché ride a crepapelle, e il team della sua campagna elettorale l'ha descritta come un'irriducibile di sinistra. Laureata alla Howard University, fondata a Washington per accogliere gli studenti afroamericani, Kamala Harris è orgogliosa del suo percorso professionale, che incarna il sogno americano. Dopo due mandati come procuratore distrettuale a San Francisco (2004-2011), è stata eletta due volte procuratore generale della California (2011-2017), diventando la prima donna e la prima persona di colore a capo dei servizi giudiziari nello Stato più popoloso del Paese. E' stata criticata per la sua pesante repressione dei reati, che secondo gli oppositori danneggiava le minoranze. Nel gennaio 2017 ha prestato giuramento al Senato a Washington, dove è diventata la prima donna dell'Asia meridionale e la seconda senatrice nera della storia.
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Una volta vicepresidente, ha dedicato il suo discorso di vittoria alle donne che hanno lottato per l'uguaglianza nel Paese. Nel 2022 Kamala Harris ha difeso con forza il diritto all'aborto, messo in discussione dalla Corte Suprema. "Alcuni leader repubblicani stanno cercando di usare la legge contro le donne: come osano dire a una donna cosa può o non può fare del proprio corpo?", ha dichiarato. All'inizio del suo mandato ha commesso alcuni errori su questioni di diplomazia e immigrazione. La stampa statunitense ha criticato il suo lavoro, ma i suoi sostenitori lo attribuiscono a pregiudizi sessisti. La rivista Vogue ha dovuto difendersi per aver scelto, poco dopo l'elezione, una foto della vicepresidente in scarpe da ginnastica per la copertina, invece di un ritratto più formale, che avrebbe dato maggiore risalto alla sua posizione. Coltiva un'immagine rilassata, con l'aiuto del marito Doug Emhoff, un avvocato ebreo che funge da "secondo gentiluomo". E' una delle principali risorse della Casa Bianca nella lotta all'antisemitismo. Ma, soprattutto, è considerata da molti analisti una candidata troppo divisiva, troppo schierata, per poter davvero vincere al voto del 5 novembre. E Trump ne è clamorosamente consapevole...