Si mette male...

Ciotti, il tribunale vieta la sospensione dai Repubblicani: una bomba su Macron

Mauro Zanon

La giustizia francese ha dato ragione al presidente dei Républicains (Lr) Éric Ciotti contro i colonnelli gollisti che nei giorni scorsi hanno votato all’unanimità la sua esclusione dal partito. Il tribunale giudiziario di Parigi, ieri sera, ha ordinato di sospendere le due decisioni di estromissione di Ciotti dalla formazione gollista votate il 12 e il 14 giugno dalla base di Lr, contraria all’alleanza con il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella in vista delle elezioni legislative dei prossimi 30 giugno e 7 luglio.

Con la decisione di ieri, il tribunale non si è pronunciato sul merito della questione, ovvero su chi sia il legittimo presidente del partito erede del gollismo, ma per Ciotti si tratta indubbiamente di una vittoria: potrà infatti mantenere il controllo di Lr, con l’accesso non solo agli uffici del partito, ma anche ai fascicoli degli iscritti e alle decisioni sulle candidature dei prossimi giorni. «La giustizia ha parlato, non ci si può comportare come se non ci fossero regole», ha reagito Ciotti dopo la sentenza.

 

 

 

GLI OTTANTA DI CIOTTI

Ieri mattina, Jordan Bardella, presidente di Rn e volto del trionfo sovranista alle elezioni europee, ha confermato a BfmTv che ci saranno dei candidati comuni con i gollisti in un’ottantina di circoscrizioni. «Ci saranno attorno a Éric Ciotti ottanta candidati provenienti dalla famiglia dei Républicains. La lista sarà pubblicato questo fine settimana», ha ribadito su France 2 il vicepresidente di Rn, Sébastien Chenu.

Tra i candidati, figurano l’ex consigliere regionale dell’Île-de-France Babette de Rozières, ma anche un ex deputato di Renaissance in Rhône-Alpes. Tra i papabili, vengono citati anche la deputata uscente Christelle D’Intorni, soprannominata “demolition girl” perla sua determinazione, il presidente della giovanile di Lr, Guilhem Carayon, e il deputato dei francesi all’estero Meyer Habib. I gollisti anti Ciotti, intanto, si stanno orientando verso un accordo con la maggioranza. Secondo quanto rivelato dall’Opinion, è stato infatti raggiunto un accordo tra l’ala liberale di Lr e la macronia nel dipartimento degli Hauts-de-Seine per non schierare candidati concorrenti. Il primo ministro Gabriel Attal, il ministro degli Esteri Stéphane Séjourné, la portavoce del governo Prisca Thévenot e il deputato uscente di Lr Philippe Juvin dovrebbero beneficiare di questo accordo. Ieri, è stato anche il giorno della presentazione del programma economico del Nuovo fronte popolare, l’ammucchiata delle sinistre socialista, ecologista, comunista e mélenchonista che giovedì sera, dopo giorni di trattative e momenti di forte tensione, ha trovato un accordo per presentarsi compatta alle elezioni legislative.

 

 

 

Nel programma presentato ieri, il Nfp, Nouveau Front Populaire, composto da socialisti, comunisti, ambientalisti e France Insoumise, prevede il ripristino della patrimoniale, l’indicizzazione dei salari sull’inflazione e la costruzione di 200mila alloggi pubblici all’anno. I partiti uniti nell’alleanza presenteranno un unico candidato per ogni circoscrizione. Secondo gli accordi, La France Insoumise ne avrà 229, il Partito socialista 175, gli ambientalisti 92 e i comunisti 50.

Anche Raphaël Glucksmann, leader del nuovo movimento di centrosinistra Place Publique, ha aderito al Nuovo Fronte popolare. Lo ha annunciato in un’intervista a France Inter, spiegando le richieste agli alleati: nessuna indulgenza con Hamas, sostegno all’Ucraina e soprattutto un candidato premier che non sia Mélenchon.
Il programma delle sinistre è «un delirio totale», secondo la definizione del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. «Il programma del Nuovo fronte popolare è un ritorno al 1981 (anno dell’elezione di François Mitterrand, ndr) moltiplicato per dieci, è la certezza del declassamento e dell’uscita dall’Ue», ha aggiunto Le Maire, sottolineando in particolare che la proposta di una pensione a 60 anni produrrebbe «un crollo economico garantito», «il ritorno della disoccupazione di massa per tutti i francesi» e «il fallimento dei conti pubblici».

 

TASSE E TERRORE

Le paure del ministro dell’Economia fanno eco a quelle degli imprenditori francesi, terrorizzati dall’idea di un governo guidato dal Nuovo fronte popolare, dunque anche dalla France insoumise di Mélenchon. Nel programma della gauche c’è anche il ritorno alla supertassa sui redditi più elevati. Il team di campagna di Renaissance ha pubblicato nel pomeriggio una prima analisi dei costi del programma del Nuovo Fronte Popolare. Il risultato? Il programma comporterebbe una spesa aggiuntiva di 287 miliardi di euro all’anno per lo Stato e la distruzione di 1,2 milioni di posti di lavoro. Insomma, sarebbe una catastrofe, per un Paese il cui deficit è salito al 5,5 per cento.