Touché

Macron sbugiardato dal giornalista sulle dimissioni: l'ultima menzogna

"Non mi dimetto, qualsiasi sia l'esito del voto". Emmanuel Macron si tiene stretto l'Eliseo, forse presagendo quanto sia stata rischiosa e azzardata la scelta di indire immediate elezioni politiche anticipate.

Domenica sera, a exit poll per le europee appena circolate, il presidente francese ha preso atto della debacle (con il Rassemblement national di Marine Le Pen che ha doppiato nelle urne la sua lista liberale Renaissance) e ha sciolto il Parlamento. La scommessa è evidente: contare sull'impossibilità di un accordo di governo tra la Le Pen e i Repubblicani di Eric Ciotti, che però secondo una indiscrezione di Le Figaro sarebbe oggi sul tavolo e possibile. Macron, dunque, potrebbe trasformarsi in una classica "anatra zoppa". Resterebbe presidente fino al 2027, con però davanti due anni di contrasto quotidiano con il governo e un Parlamento a maggioranza di centrodestra (e con l'opinione pubblica tutta o quasi contro di lui, contando anche l'estrema sinistra). 

 

 

 

Intervistato proprio dal magazine di Le Figaro, Macron intanto si dice "in campo per vincere", fiducioso per il voto del 30 giugno (e ballottaggio il 7 luglio): "La politica è movimento. Non ho mai creduto ai sondaggi. La decisione che ho preso apre una nuova era". La campagna elettorale inizia però sotto i peggiori auspici: l'ultima rilevazione di Harris Interactive vede infatti il Rassemblement di Le Pen e Jordan Bardella, aspirante premier, ancora nettamente in vantaggio con il 34% (poco meno del doppio di quanto raccolse nelle legislative del 2022, il 18,7%).

 

 

 

Le dichiarazioni di Macron sulle sue eventuali dimissioni, peraltro, rischiano di lasciare il tempo che trovano. Su X, infatti, il giornalista Mediaset Leonardo Panetta ha condiviso una intervista rilasciata dal presidente prima delle europee-flop. Il 25 maggio scorso un giornalista francese chiedeva a Macron se avesse intenzione di sciogliere l'assemblea o di dimettersi nel caso di sconfitta. "E' un'elezione europea - la replica sprezzante -, ne parleremo, mica dobbiamo cambiare la Costituzione". Oggi più che mai, dunque, vale il detto "mai dire mai".