Registrata in Francia, alleati ovunque

Europee, ecco la lista che vuole la distruzione d'Israele: il caso

Mauro Zanon

In Francia, i simpatizzanti di Hamas fanno sul serio. Nei giorni in cui il Muro dei Giusti presso il Memoriale dell’Olocausto a Parigi è stato vandalizzato con le mani rosse, riferimento al massacro da parte della folla palestinese di due riservisti israeliani a Ramallah nell’ottobre 2000, e un clandestino algerino di 29 anni ha tentato di incendiare una sinagoga a Rouen, l’Unione dei democratici musulmani francesi (Udmf), partito islamista fondato da Nagib Azergui, ha presentato una lista per le elezioni europee del 9 giugno denominata “Free Palestine”, che è stata convalidata dal ministero dell’Interno guidato da Gérald Darmanin.

Il movimento islamista, che alle Europee del 2019 aveva ottenuto 28mila voti pari allo 0,13% a livello nazionale, chiede «un cambiamento radicale della diplomazia francese ed europea» con l’introduzione di sanzioni contro lo Stato ebraico, tra cui il divieto di vendita di armi, un embargo commerciale e l’esclusione degli atleti israeliani da tutte le competizioni internazionali. Ma vuole anche «far sentire la voce del popolo palestinese» e «combattere la contaminazione delle idee dell’estrema destra che prendono di mira i cittadini di confessione musulmana», ha spiegato il presidente Azergui, che sarà anche capolista alle Europee.

 

 

SPAGNA, GERMANIA, BELGIO - La simpatia per Hamas è messa nero su bianco nel programma della lista “Free Palestine”: Hamas, il Movimento per il Jihad islamico in Palestina e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina devono essere rimossi dall’elenco delle organizzazioni riconosciute come terroristiche dall’Unione europea, e deve essere imposto il divieto per qualsiasi cittadino di un Paese dell’Ue di arruolarsi nell’esercito israeliano, pena l’incriminazione per crimini di guerra. Come riportato dal Figaro, la lista non sarà solo francese. “Free Palestine” sarà una coalizione che riunirà i «partiti indipendenti che condividono la stessa etica musulmana», in Francia con l’Udmf, in Spagna col Partido Andalusi, in Germania col BIG Partei, in Belgio con la lista guidata da Fouad Ahidar (uno che ha paragonato il massacro del 7 ottobre «a una piccola risposta data da una parte di Hamas» alle azioni di Israele), nei Paesi Bassi con Nida e in Svezia col Partiet Nyans. «Siamo di fronte a una concorrenza molto agguerrita», ha dichiarato Nagib Azergui, riferendosi alla “France insoumise” di Jean-Luc Mélenchon, il partito della sinistra radicale francese che dall’inizio della campagna elettorale soffia sulla retorica propalestinese e si è sempre rifiutato di qualificare Hamas come un’organizzazione terroristica (tra i membri della France insoumise, si distingue in particolare l’avvocatessa franco-palestinese Rima Hassan, candidata alle Europee e simpatizzante di Hamas).

 

 

LA STRATEGIA - Per Florence Bergeaud-Blackler, ricercatrice del Cnrs e autrice dell’inchiesta “Frères Musulmans” (2023), Azergui, leader dell’Udmf, sta portando avanti la tipica strategia del gruppo.

«Le reti dei Fratelli musulmani, in Francia, operano in due modi: o depongono le uova nei partiti amici, all’estrema sinistra, sperando di infiltrarsi in queste organizzazioni, o mostrano apertamente i propri colori. Queste due strategie sono complementari», ha dichiarato al Figaro Bergeaud-Blackler, che sottolinea fino a che punto «la visibilità delle rivendicazioni islamiste dipenda oggi dal sostegno alla Palestina». La ricercatrice, che da anni allerta la Francia e l’Europa intera sull’entrismo dei Fratelli musulmani, il cui obiettivo è islamizzare progressivamente il continente, ha ricordato inoltre che «Hamas fa parte della galassia dei Fratelli Musulmani e sta sviluppando un vero e proprio progetto sociale che non si limita alla liberazione della Palestina».

Oltre al contenuto del programma di “Free Palestine”, a suscitare polemiche, a Parigi, è anche il logo della lista. Un logo che rappresenta il territorio palestinese, coprendo l’integralità del territorio occupato oggi da Israele, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, e cancellando dunque dalla cartina lo Stato ebraico. Lo storico francese Thierry Lentz ha commentato con queste parole su X: «Quantomeno le cose sono chiare: una lista “Free Palestine”, il cui logo predica la scomparsa di Israele, ufficialmente candidata».