Svolta

Olanda, accordo per il governo-Wilders: pugno di ferro coi migranti, trema la Ue

Carlo Nicolato

La destra vince le elezioni, la destra va a governare. Succede nei Paesi Bassi dove, a differenza che altrove (vedi la Spagna del socialista Sanchez), il vincitore delle elezioni di ormai oltre sei mesi fa, cioè Geert Wilders (PVV), è riuscito a mettere insieme una coalizione che va da Rutte (o meglio la sue erede Dilan Yee ilgöz-Zegerius del VVD) a lui, passando per il partito degli agricoltori (BBB) e i centristi di Nuovo contratto sociale guidati da Pieter Omtzigt (NSC), un fuoriuscito del VVD.

POLITICI E CIVILI - Un principio democratico basilare che tuttavia non piace ai gruppi di sinistra dell’Europarlamento, allarmati per l’avanzata di quella che loro chiamano “destra radicale”. Non è ancora chiaro chi guiderà l’esecutivo nei Paesi Bassi, Wilders si è tirato fuori per facilitare le trattative e si parla dell’ex ministro dell'Istruzione e dell'Interno Ronald Plasterk che ha avuto un ruolo chiave anche nella supervisione dei primi negoziati, ma secondo gli accordi raggiunti il nuovo governo sarà composto per il 50% da politici e per il restante 50% da persone esterne alla politica, una caratteristica che a quanto pare non si presentava addirittura dal 1918.

 

 

Quel che invece è chiaro è che l’esecutivo nasce con uno scopo preciso e dichiarato, quello di adottare una politica su migranti “tra le più severe di sempre”. L'intenzione di Wilders è dunque quella di rendere i Paesi Bassi meno attraenti per i richiedenti asilo, ma anche per i lavoratori extracomunitari non qualificati e gli studenti. “Le persone in Africa e in Medio Oriente inizieranno a pensare che potrebbero stare meglio altrove” ha detto mercoledì contestualmente all’annuncio dell’accordo raggiunto, secondo una linea molto simile a quella del premier britannico Sunak che per sua stessa ammissione è determinato a far funzionare il piano Ruanda principalmente per la forza di deterrenza che può esercitare sull’immigrazione illegale. “Frontiere chiuse, zero richiedenti asilo e alloggi per gli olandesi” dunque, in ossequio alla linea dettata da Wilders in campagna elettorale. Ma non solo, secondo l’accordo tra i quattro partiti che formeranno il governo, battezzato “speranza, coraggio e orgoglio”, si prevedono attenzioni particolari per i redditi medi, con tagli di tasse per 2 miliardi di euro, la preparazione e la costruzione di 4 centrali nucleari e tagli strutturali per altri 2,5 miliardi.

 

 

ALLARME A SINISTRA - Sul piano della politica internazionale il nuovo governo intende sancire per legge la quota del 2% del Pil da destinare alla Difesa, rispettando dunque quanto stabilito in sede Nato, e prevede, come gesto altamente simbolico per far capire a tutti da che parte sta l’Olanda, il trasferimento dell’ambasciata olandese in Israele a Gerusalemme, così come aveva fatto Trump a suo tempo.

Il raggiungimento dell’accordo di governo tra i partiti di destra in uno dei Paesi chiave della Ue a nemmeno un mese dalle elezioni europee ha allarmato non poco l’ala sinistra in seno all’Europarlamento. L’alleanza progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), Renew, i Verdi Ale, e la Sinistra hanno firmato una dichiarazione per chiedere, in vista delle elezioni del 6-9 giugno, di limitare l’influenza dei partiti della “destra radicale”. Sorprendentemente tale dichiarazione mira a creare una coalizione per difendere i principi di libertà e democrazia ledendo i principi stessi che vuole difendere, cioè chiedendo l’esclusione dall’agone politico di quei partiti che a loro non stanno bene. Una sorta di “arco costituzionale”, al quale il Ppe si è ovviamente rifiutato di aderire scatenando l’ira della sinistra. I popolari ritengono che il documento sia un semplice pretesto per far campagna elettorale, come dimostra il fatto che siano state rifiutate delle modifiche esplicite avanzate dallo stesso Ppe.