Ore decisive

Putin, avanzata in Ucraina: in un solo giorno... Kiev sta per capitolare?

Matteo Legnani

Per mesi era stato il fronte meridionale, quello di Donetsk e del Donbass, a far temere per il peggio, nel conflitto tra Russia e Ucraina. E la difesa di un villaggio come Bakhmut, sconosciuto probabilmente ai più persino all’interno del Paese, era considerata l’ago della bilancia per l’esito della guerra, in una regione in cui russi e ucraini se le suonavano anche prima dell’inizio ufficiale dello scontro bellico nel febbraio 2022.

Ma da qualche giorno, e precisamente dal 10 maggio, l'attenzione di tutti, combattenti e osservatori, si è improvvisamente spostata a nord, lungo la linea di confine tra i due Paesi, che le forze di Mosca hanno sfondato in più punti, penetrando in territorio ucraino e arrivando con le truppe di terra a pochi chilometri dalla città di Kharkiv. In un solo giorno, il 12 maggio, i russi hanno conquistato più territorio ucraino (in chilometri quadrati) di quanto abbiano mai fatto in 24 ore dall'inizio del conflitto, spingendo Kiev a evacuare migliaia di persone (si parla di circa 8mila civili) dalle zone che si sono improvvisamente trovate sotto occupazione russa.

 

 

 

L’ARRETRAMENTO

L’esercito ucraino ha annunciato di essersi ritirato da alcune aree del fronte settentrionale: «Vicino a Lukyantsi e Vovchansk, in risposta al fuoco nemico e a un assalto di fanteria, le nostre unità hanno manovrato in direzione di posizioni più favorevoli per salvare la vita dei nostri soldati ed evitare perdite» ha dichiarato lo Stato Maggiore ucraino, assicurando comunque che «la battaglia continua». Ma la situazione è, per le sorti del conflitto, drammatica come poche volte lo è stata. Tanto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annullato il viaggio, previsto per i prossimi giorni, in Portogallo e in Spagna, Paese quest'ultimo con il quale avrebbe dovuto firmare un accordo bilaterale sulla sicurezza.

La svolta sul campo è stata confermata, ieri, dal presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin al termine della prima riunione con i vertici militari dopo la sostituzione del ministro della Difesa Sergej Shoigu con Andrej Belusov. «Le attività militari procedono secondo il piano approvato e preparato dal comando e dallo Stato Maggiore e tutti i compiti assegnati vengono adempiuti. Le forze armate russe migliorano quotidianamente la loro posizione in Ucraina in tutti i settori e gli obiettivi vengono via via raggiunti», ha spiegato Putin alla vigilia del viaggio odierno nella Repubblica Popolare Cinese, durante il quale incontrerà il presidente Xi Jinping. Il leader del Cremlino ha osservato che «quanto più efficace è il lavoro sulla linea di contatto, tanto maggiori sono le possibilità di risolvere pacificamente la situazione in Ucraina».

L’Ucraina, intanto, ha avviato un nuovo pressing sugli Stati Uniti per convincere l’amministrazione Biden a revocare il divieto di utilizzare armi di fabbricazione americana per colpire in territorio russo. Lo scrive politico.com, sostenendo che un gruppo di deputati della Verkhovna Rada (il partito di governo Servo del Popolo) in questi giorni è a Washington. «Il problema principale in questo momento è la politica della Casa Bianca di limitare la nostra capacità di colpire obiettivi militari all’interno della Russia», ha detto David Arakhamia, presidente del partito.

Secondo il sito di news americano, gli ucraini stanno cercando di ottenere il sostegno del Congresso degli Stati Uniti per fare a sua volta pressione sulla Casa Bianca. Ma l’amministrazione del presidente Joe Biden non pare intenzionata a cambiare la sua posizione. A ribadirlo è stato, sempre ieri ma da Kiev, il Segretario di Stato Americano, Anthony Blinken, affermando che «noi non incoraggiamo o rendiamo possibili attacchi fuori dall’Ucraina» e che «l’Ucraina deve prendere le decisioni da sola su come condurre questa guerra». Sono parole che sottendono la conferma della linea fin qui tenuta da Washington nella fornitura di armi per sostenere lo sforzo bellico di Kiev: armi per la difesa del territorio ucraino e dei suoi abitanti dagli attacchi russi, ma non per azioni d’attacco sul territorio di Mosca, come invece vorrebbe Kiev. «Forniamo assistenza per la difesa, non per operazioni offensive sul territorio della Federazione Russa», ha detto un anonimo funzionario statunitense.

 

 

 

FORNITURE IN ARRIVO

Blinken, tuttavia, ha annunciato l’invio immediato di aiuti militari per altri 2 miliardi di dollari: «Stiamo affrettando l'invio di munizioni, mezzi corazzati, missili, difese aeree perché arrivino al fronte per proteggere i soldati e i civili da questo rinnovato, brutale massacro russo». Il segretario di Stato americano ha sottolineato che la fornitura di difese aeree è «la principale priorità». Blinken ha parlato al fianco del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che da parte sua ha ringraziato il Segretario di Stato Usa per il pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari finalmente approvato dal Congresso a Washington e ha ribadito come la sua presenza a Kiev «manda un messaggio chiaro al popolo ucraino». Kuleba ha anche detto che i colloqui hanno riguardato non solo armi e munizioni, ma anche la velocità di queste forniture. «Le armi devono arrivare rapidamente in modo da poter interrompere i piani offensivi della Russia e prevenire i suoi progetti aggressivi contro il resto dell’Europa e la comunità euroatlantica».

 

 

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