Medio Oriente in fiamme

Erdogan, "Israele punterà alla Turchia. Netanyahu morirà in prigione"

La crociata islamica di Recep Erdogan contro Israele, una Fatwah contro Benjamin Netanyahu. Il presidente della Turchia nel corso di un discorso pronunciato a una riunione del suo gruppo parlamentare Akp, interviene con parole durissime sul conflitto in Medio Oriente e sembra voler quasi allargare il campo del conflitto ben oltre la Palestina. 

"Netanyahu e coloro che hanno partecipato al genocidio saranno ritenuti responsabili per ogni goccia di sangue versato", commenta il Sultano riguardo ai fatti di Gaza e Rafah -. Renderemo gli autori del genocidio responsabili di fronte alla legge. Non pensate che Israele rimarrà a Gaza. Se questo stato feroce, questo stato terrorista non viene fermato, prima o poi perderà la vista con l'illusione della terra promessa e punterà all'Anatolia". Lo scenario da fanta-geopolitica disegnato da Erdogan, insomma, è quello di un Israele che proprio come Vladimir Putin in Europa punterebbe oltre i propri confini regionali. Follia, ma le conseguenze delle parole di Erdogan sembrano già chiare. 

Sulla falsariga arriva il paragone di Netanyahu con Ratko Mladic, il militare noto come il 'boia di Srebrenica', attualmente detenuto a L'Aja e le cui condizioni di salute sono precarie. "Netanyahu, il macellaio di Gaza, e coloro che hanno partecipato con lui al genocidio prima o poi saranno attesi dallo stesso destino", ovvero "aspetteranno la morte in prigione", ha affermato Erdogan. 

Le dichiarazioni di Erdogan arrivano dopo ore convulse per il regime di Ankara. Il presidente ha infatti riunito mercoledì sera a sorpresa il ministro della Giustizia, Yilmaz Tunc, e il capo dell'Organizzazione nazionale di intelligence (MIT), Ibrahim Kalin, a seguito di un avvertimento su un possibile complotto tra le forze di sicurezza. Secondo quanto riferito dal quotidiano Türkiye, l'incontro ha avuto luogo presso la residenza presidenziale. La settimana scorsa, il ministero dell'Interno turco aveva annunciato la sospensione di nove agenti di polizia, tra cui diversi alti funzionari del dipartimento di polizia provinciale di Ankara, presumibilmente legati all'organizzazione Ayhan Bora Kaplan.