Trattative al Cairo

Israele e Hamas, niente tregua: "Netanyahu tornato al punto di partenza"

Un responsabile israeliano ha detto all'agenzia Reuters che Israele non vede alcun segno di una svolta nei colloqui mediati dall'Egitto su una tregua con Hamas che libererebbe alcuni ostaggi di Gaza, ma sta mantenendo la sua delegazione composta da quelli che descrive come negoziatori di "medio livello" al Cairo per ora.

Diversa, ovviamente, la versione fornita da Hamas. Una fonte del movimento islamista palestinese ha rivelato all'emittente televisiva qatariota Al Araby come dai colloqui odierni conclusi nella capitale egiziana, il premier israeliano Benjamin Netanyahu stia sostanzialmente "cercando di guadagnare tempo". A causa di Netanyahu, secondo la stessa fonte, i negoziati sono tornati "al punto di partenza". La fonte di Hamas ha spiegato che il gruppo islamista studierà la posizione israeliana dopo questo ciclo di negoziati e "le cose non saranno come prima dell'invasione di Rafah", la città più a sud di Gaza, dove tra lunedì e martedì Israele ha avviato un'operazione militare circoscritta. "Fate sapere alle famiglie degli ostaggi israeliani che l'attuale round di negoziati potrebbe essere l'ultima possibilità di restituire i loro figli", ha sottolineato la fonte di Al Araby.

 

 

 

I colloqui per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio dei 132 ostaggi (128 dei quali rapiti il 7 ottobre e quattro detenuti da quasi un decennio) ancora nelle mani di Hamas sono ricominciati oggi al Cairo. Secondo quanto ha riferito l'emittente egiziana Al Qahera News, i negoziati proseguono "con tutte le parti". 

 

 

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Dal punto di vista militare, prosegue intanto l'emergenza nella Strisca. Gli ospedali a sud di Gaza hanno solo tre giorni di carburante, ha dichiarato il capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, a causa della chiusura dei valichi di frontiera a Rafah. Nonostante le obiezioni internazionali, ieri Israele ha inviato i carri armati nella sovraffollata città meridionale di Rafah e ha chiuso il vicino valico con l'Egitto, il principale canale di accesso per gli aiuti al territorio palestinese assediato. "La chiusura del valico di frontiera continua a impedire alle Nazioni Unite di portare carburante. Senza carburante tutte le operazioni umanitarie si fermeranno. La chiusura del confine impedisce anche la consegna degli aiuti umanitari a Gaza", afferma il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus su X. "Gli ospedali nel sud di Gaza hanno solo tre giorni di carburante, il che significa che i servizi potrebbero presto fermarsi"