La sentenza
Clima, Strasburgo condanna la Svizzera: "Non affronta la crisi e viola i diritti umani"
"È solo l'inizio". Greta Thunberg è soddisfatta dalla decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) che ha condannato la Svizzera per la mancanza di iniziative contro il riscaldamento globale. Si tratta della prima volta che la Cedu si pronuncia su un contenzioso legato al clima: non esiste diritto di appello e le sentenze sono giuridicamente vincolanti. L'attivista era presente all'udienza di Strasburgo dove venivano discussi tre casi intentati contro altrettanti Stati per il loro mancato impegno nel contrastare il cambiamento climatico. Prima della sentenza, una grande folla si è radunata davanti all'edificio del tribunale per applaudire e sventolare bandiere, tra cui anche Greta Thunberg, reduce da diversi arresti durante una manifestazione all'Aia nel fine settimana. "Questo è solo l'inizio del contenzioso sul Clima: in tutto il mondo, sempre più persone stanno portando i loro governi in tribunale per ritenerli responsabili delle loro azioni. In nessun caso dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo lottare ancora più duramente perché questo è solo l'inizio", ha dichiarato la giovane donna.
Entrando nel dettaglio della sentenza la Corte ha stabilito che "l'incapacità della Svizzera di affrontare adeguatamente la crisi climatica viola i diritti umani". In particolare, la Corte di Strasburgo ha stabilito che il governo svizzero ha violato i diritti delle donne non riuscendo a ridurre i livelli di inquinamento in base ai limiti previsti: dato contestato in una causa intentata da più di 2.000 donne svizzere anziane che sostengono che le ondate di caldo alimentate dai cambiamenti climatici hanno minato la loro salute, la qualità della vita causando anche rischio di morte. Anche se la sentenza si applicherà solo alla Svizzera, gli esperti sostengono che il caso potrebbe rafforzare altri simili legati ai diritti umani in tribunali internazionali.
Le altre due denunce sono state presentate da un sindaco contro il governo francese e una terza da sei giovani portoghesi contro 32 Paesi europei. Queste ultime due richieste sono state dichiarate irricevibili anche se le denunce sostenevano come base della causa che l'incapacità dei governi di ridurre adeguatamente l'inquinamento che provoca il riscaldamento del pianeta ha causato loro danni, inclusa la violazione del loro diritto alla vita, al loro benessere e alla salute mentale. La bocciatura è derivata dal fatto che i ricorrenti non hanno esaurito le vie di ricorso disponibili in Portogallo, le loro domande non soddisfano le condizioni di ammissibilità, come ha spiegato il presidente della Corte, Siofra O'Leary, nel pronunciare la decisione a Strasburgo.